domenica 13 ottobre 2013

Quei fantasmi all'ombra della Madonnina

tratto da Il Giornale del 27/09/2011

Un volume racconta i misteri e i segreti che si nascondono negli angoli e negli scorci più caratteristici e più comuni della città. Una storia di Milano in chiave esoterica che finora mancava in libreria

di Stefano Giani

Milano è città sobria, poco incline - di suo - a cedere alle fantasie. Alle suggestioni. Ai miraggi. Anche quando questi sembrano conferire a palazzi e parchi storie leggendarie di misteri e fantasmi. Eppure la capitale morale ha molte favole da raccontare per stimolare l'immaginazione e solleticare il nervo debole di chi crede che sì, insomma, i fantasmi esistano davvero. E ora questa letteratura, fatta di tradizioni e forse in parte anche di invenzioni cui è tuttavia suggestivo credere, rivive in un libro che le raccoglie come un romanzo. E narra la vita avventurosa di Milano ultra sensoriale. Pochi ufo, anzi zero. Tanti fantasmi e creature ultramondane. Anche in angoli familiari per chi la città la vive e la gira e per i tanti turisti che l'attraversano, guida alla mano, per scoprirne gli scorci più affascinanti. E, perché no, ricchi di fiabesco glamour.
«I fantasmi di Milano» (Newton Compton, pp233, euro 12.90) sono infatti un grande affresco ricomposto da Giovanna Furio, che ha esordito nel 2006 nella narrativa, ma di professione è traduttrice e coltiva la passione dell'esoterismo. Ingredienti determinanti per creare una storia della città come raramente si è vista finora. Nel senso che misteri e leggende fatte di fantasmi ed ectoplasmi hanno affollato incidentalmente molti altri volumi che hanno reso il capoluogo lombardo il loro soggetto specifico, ma disperdendosi per così dire in mille rivoli che nelle pagine della Furio ora trovano una coerenza unitaria.
E allora ecco che spunta il mai chiarito interrogativo sulla casa più disabitata della città. Quella che Ignazio Gardella, architetto di fama internazionale, costruì nell'intervallo fra le due guerre. Pieno centro. Con affaccio sul Castello. Non è mai stata abitata. Dicono che sia infestata dai fantasmi e, in assenza di vento o altre correnti, porte si chiudano senza motivo e finestre sbattano senza ragione. Si parla anche di bruschi e improvvisi abbassamenti di temperatura. Di ombre che si aggirano furtive. Di presenze con cui nessuno vuol convivere. Anche oggi è velata dai ponteggi, ma all'interno sembra che nessuno abbia mai voluto stare.
E il Castello sforzesco. Cuore pulsante dell'esoterismo alla meneghina. Dicono che nella notte dei morti, tra l'1 e il 2 novembre, i fantasmi di chi ha abitato quelle nobili mura si aggirino nel parco che lo circonda. Ludovico il Moro, la moglie Beatrice d'Este, l'acerrima nemica Isabella d'Aragona, la pericolosa cognata Bona di Savoia o l'amante Cecilia Gallerani (ritratta da Leonardo come la dama con l'ermellino) sarebbero i volti che popolano quei fazzoletti d'erba.
Per non parlare di Satana, che avrebbe addirittura abitato a Milano. Corso di Porta Romana. Al civico 3. Si nascondeva dietro le fattezze del marchese di Cisterna, al secolo Ludovico Acerbi. Che nel Seicento ne fu il proprietario. E organizzava feste e banchetti mentre la città veniva sterminata dalla peste. La paura si diffondeva pari al contagio e la gente si rintanava in casa convinta di trovare un riparo all'epidemia. L'unico che sfidasse il morbo senza timori era il marchese, presto da tutti ritenuto il diavolo in persona perché solo qualcosa di diabolico poteva permettergli di vivere così sfrontatamente una tragedia in cui era destinato a restare immune all'assalto del virus.



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