sabato 13 febbraio 2016

Pensieri aggrovigliati, La Porta Ermetica e Kremmerz

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleoneblog.blogspot.it/2015/10/pensieri-aggrovigliati-la-porta.html

 Oggi è una di quelle giornate in i cui pensieri fanno fatica a dipanarsi  e restano aggrovigliati in una matassa, in una palla con la quale forse non giocherebbe neanche un gatto. Ed allora meglio mettersi a lavorare in altro modo e forma. E’ quasi pronta la prima stesura della nuova edizione de La Porta Ermetica di Giuliano Kremmerz che probabilmente vedrà al luce nel periodo natalizio per i tipi di Mondi Velati editore. Vi riporto senza commento la prefazione che per un gioco di rimandi e “coincidenze” rimanda ad uno dei miei ultimi post quando parlo del “Canto dei Cantici” e alla dedica e introduzione de “Le magie del simbolo”.
Prefazione
Dedico a te, o Maria, esempio di inaudita fedeltà, queste pagine brevi, stampate, per volontà non mia, per iniziare ai secreti della tua anima ermetica i dotti fanciulli della ingenua umanità. Maga, sacerdotessa, zingara, cartomante, medichessa, astrologa, divina – seduttrice ed ammaliatrice sempre – sei passata e passi anche tu attraverso al labirinto delle vittime di due estremi, la fede ignorante e la boria scientifica dei terrestri. Quindi non meravigliarti se la mia prosa sarà accolta come Calandrino di Messer Boccaccio in Mugello.
Non so ora, o Maria, dove ti trovi e quale maschera porto, ma questo libro ti arriverà lo stesso e con un sorriso eroico, quel famoso sorriso dei pasticcetti con crema di frutta, dirai:
-           Toh! Parla un morto della tragedia storica che vissi e piansi in omaggio alla gratitudine dei popoli melensi, immemori di chi loro ha donato la libertà del non credere!
E leggerai e vedrai le due figure che ho insinuate.
La prima è il caracter adeptorum… una cosa che capiscono tutti al tempo che corre, nel quale anche gli agenti delle imposte studiano l’occultismo nei manuali della culinaria vegetariana. E se qualcuno non lo intendesse, basterebbe domandarne al primo dei filosoi iniziati che ci vengono a predicare il verbo credere da oltre alpe. Poiché la razza greco-italica è orbata di maestri di tali cose sublimi, emigrati nel campo psichico forestiero, per acquistare quel certo tonico scientifico che loro mancava, nel vecchiume cristallizzato dell’antica esposizione metafisica… e per saperne la interpretazione giusta e moderna, anzi per penetrarne il mistero arcaico col lumicino filologico che ci fa difetto.
Sol voglio farti notare, o Maria, che intorno al circolo è scritto: Non formido mori, voto melioris ovilis: Nam ante oculos mihi ceu in speculo stat vita fortuna che in lingua maccheronica, salv complicazioni internazionali, vorrebbe dire che all’adepto sta innanzi agli occhi come in uno specchio la vita futura e che, quindi, non si spaventa della morte pel desiderio di migliorare l’ovile. E’ quindi ancora, aggiungo io, vano per l’adepto di studiare questa morte che non gli fa paura e ozioso il parlarne per contentare i curiosi.
Alla leggenda esteriore va contrapposta una croce di quattro versetti, la più interna, i quali, dalla posizione della scrittura, si fanno supporre girevoli e si completano due a due
Crux abit in lucem – Lux deerit soli
Crux agit arte ducem – Dux erit umbra solis

Oppure
Lux deerit soli - Crux abit in lucem
Dux erit umbra solis - Crux agit arte ducem

E nel mezzo di un cerchio interiore:
Ergo sibi simili constantia cardine quadrant
Versetto che si vuol far precedere o seguire alle due coppie precedenti. Basta un latinista di ginnasio per non far capire lo spirito di quell’Ergo, ma per tradurre ci basta un bidello delle scuole regie.
Più critica è la seconda tavola: Cavea sibyllarum.
Cavea vuol dire gabbia, recinto, platea o luogo? Guarda il fregio ovale che chiude la scena: non ti pare un serpente che non abbia ne capo ne coda?
L’autore annota: cavea sibyllarum, idest cavea virginorum faticanarunt, cioè delle vergini indovine. Vergini? Ma perché il lettore non prenda abbaglio soggiunge: idest faemina vel puella, cioè donna o fanciulla cujus pectus Numen recipit, il petto della quale riceve il Nume. Anche qui un ostacolo: pectus è il petto, il seno, il cuore, l’anima, il sentimento? Dovresti, o Maria, spiegarlo tu, perché tu lo sai ogni volta che fai la vergine indovina donde ti escono Dei sententias sonantes, cioè sentenze sonanti o vocali di Dio!
Come frontespizio al libro, vi ho fatto incidere la porta ermetica che sta nei giardini di Roma. Ti ricordi Roma, o Maria? La consoci bene, non dir di no – e sai che ha tante porte grandi e questa piccola e bassa. La ho scelta perché certe scritte paiono fatte apposta per le opere che sto incubando pei secoli futuri – quando i negri corvi partoriranno le bianche colombe, vale a dire quando in Vaticano si farà colazione con due granelli di pietra filosofica con asparagi scientifici all’insalata – gli asparagi per prevenire la calcolosi.
Tu sorridi, o amica diletta tu ridi…
Siimi serenamente giudice. Aspetto il tuo verdetto. Un fiore. Lo staccherai dall’albero della Genesi, lasciando che gli altri fruttifichino il bene e il male, che l’umanità, avanzando, raccoglie e digerisce. Conserva per te la melagrana, perché ti riconoscerò dalle labbra rosse, come nel Cantico dei Cantici, e dalla voce regale… perché hai testa di donna e corpo flessuoso di serpente tentatore: non ridere… lo vedi il cherub dalla spada fiammeggiante che veglia, ci spia, ci fa da delatore? …oh il perfido eunuco!
Giuliano Kremmerz
Gioia – Salute – Prosperità
©Michele Leone
Immagini prese dalla rete







 

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