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sabato 23 gennaio 2016

Guénon, un classico per tradizione

tratto da Il Giornale del 5/10/2008

di Tommy Cappellini

«Perché l’acqua degli oceani non vola via quando la Terra gira?». Risposta dello scienziato: «Ah, la forza di gravità». Risposta del poeta: «Perché la Terra è una Palla Magica». Sono due modi di vivere, due opposte morali, due lontane felicità. Tra i pensatori da leggere per fare un po’ di chiarezza interiore a proposito, c’'è René Guénon, sul quale Jean-Pierre Laurant ha scritto il saggio René Guénon. Esoterismo e Tradizione (Edizioni Mediterranee, pagg. 232, euro 23,50, trad. Dorella Giardini). Guénon stava dalla parte della quarta dimensione di ogni nostra esperienza, quella runica, indoeuropea, antipsicologica e incantatoria, sensuale e indicibile. Fu un matematico che rifondò la metafisica. Un cattolico che morì - al Cairo, nel 1951 - da musulmano. Insomma, un mistico.

sabato 8 agosto 2015

Jung oltre Jung

tratto da L'Opinione del 28 luglio 2015: http://www.opinione.it/cultura/2015/07/28/ricci_cultura-28-07.aspx

di Paolo Ricci

Si intitola “Jung il mistico. Dimensioni esoteriche della vita e degli insegnamenti di Carl G. Jung” il libro di Gary Lachman (Edizioni Mediterranee). Un testo molto interessante che racconta la vita dello studioso narrandola secondo una prospettiva nuova, sconosciuta, fortemente legata agli aspetti esoterici delle riflessioni di Jung.
A differenza di una biografia convenzionale, quella di Lachman affronta in maniera chiara e nei particolari la dimensione meno nota e occulta dell’opera del grande psicanalista, narrando di eventi personali dello studioso che in qualche modo hanno favorito riflessioni profonde, mistiche, esplicitandone i contenuti secondo un’ottica che non può essere fraintesa. La figura di Jung appare anche fragile, conflittuale, ma viene messa in risalto la personalità fortemente creativa che lo fa discostare dalle regole dell’ambiente freudiano e che lo porterà a fondare la sua psicologia analitica, e proprio da qui l’opera dello studioso spazierà poi nei campi inesplorati e spesso negati.
Come scrive Paolo Crimaldi nella prefazione, questa biografia “possiede un valore aggiunto che è quello di far comprendere e portare alla luce la complessità delle idee junghiane - soprattutto di quelle non legate strettamente alla psicoterapia - e il forte conflitto con cui esse furono elaborate (...)”.
Discostandosi in parte da un approccio psicologico, pur sempre tenendone conto, Lachman raccoglie gli aspetti meno noti della vita e delle esperienze di Jung e di come questi fosse interessato a una comprensione psicologica dei processi di trasformazione della personalità che sono alla base, secondo lo studioso, delle pratiche religiose, ermetiche, gnostiche e alchemiche. Jung è sia lo scienziato positivista, sia il cercatore instancabile che si allontana dai dogmi scientifici per addentrarsi nell’alchimia, nell’astrologia. Oltre il corpo e la psiche, ma sempre con lo sguardo verso l’anima dell’essere umano.


domenica 28 ottobre 2012

Ritorna l'epico «Kalevala» Il poema che ha reso la Finlandia una nazione

Tratto da Il Giornale del 3 maggio 2010


di Giuseppe Conte

Nel primo cinquantennio dell'Ottocento, un medico e filologo, cultore
appassionato della mitologia e della lingua del suo popolo, quello finlandese,
vaga per i villaggi più sperduti e raccoglie dalla viva voce di cantori leggende
e cosmogonie, per poi trascriverle e ordinarle in un complesso grandioso che
rappresenta l'ultimo tra i poemi epici e tra i libri sacri dell'umanità. Il
medico filologo si chiama Elias Lönnrot. Il poema è il Kalevala, che oggi
riappare in una nuova traduzione integrale presso le Edizioni Mediterranee
(Kalevala, pagg.378, euro 24,50; a cura di Marcello Ganassini).



Vale davvero la pena di immergersi in questo flusso straordinario di avventure
cosmiche, guerriere, magiche, sciamaniche. Il mito dimostra ancora qui la sua
potenza fondatrice. Ai tempi di Elias Lönnrot la Finlandia faceva parte della
Russia imperiale, e vi si parlavano, come lingue ufficiali, il russo e lo
svedese. Fu il lavoro apparentemente impossibile, quasi assurdo di Lönnrot e di
un gruppo di intellettuali imbevuti di spirito romantico a creare il finlandese
moderno e la Finlandia come Paese indipendente.
Un poema epico e pieno di potenza lirica e fiabesca messo insieme meno di due
secoli fa è il fondamento del Paese avanzato che oggi produce tecnologia tra la
più apprezzata al mondo. E il mito dimostra qui anche la sua intrinseca bellezza
di «canto dell'universo», come lo definiva Joseph Campbell, il mitologo cui ha
guardato come un maestro George Lucas mentre concepiva la saga di Guerre
stellari. Nel prologo cosmogonico dei primi due canti, o runi, viene descritta
Ilmatar, la grande madre, che stanca della sua esistenza di solitudine entra in
mare e viene fecondata dal vento e dalle onde. La sua gravidanza dura settecento
anni. Poi invoca Ukko, il dio supremo, e allora una anatra va a deporre le uova,
sei d'oro e una di ferro, nel suo grembo. Quando le uova si aprono, nascono dal
guscio il cielo e la terra e dal tuorlo il sole. Ma il suo ventre contiene anche
Vainamoinen, che vi resta trenta estati e trenta inverni prima di uscire nel
mare, e poi va alla deriva altri cinque anni sino a fermarsi a contemplare la
luna, il sole e le stelle. Vainamoinen è eroe e anche aedo, innamorato e
guerriero, sapiente e sciamano. È la voce pervasiva che regge tutto il poema
nella sua complessità. Accanto a lui, Ilmarinen, un fabbro che canta l'origine
magica e controversa del ferro, e che si sottopone per amore alle prove più
dure, arare un campo di serpi, catturare l'orso Tuoni e il lupo Manala, pescare
il terribile luccio del fiume Tuonela. Rimasto vedovo, Ilmarinen si costruisce
invano una compagna d'oro e d'argento. Lemminkainen è l'eroe birbante, bello,
spensierato, seduttore. Quando viene ucciso e gettato a pezzi in un fiume, il
pettine che ha lasciato nella casa natale sanguina, e sua madre può iniziare
l'opera di ricerca e di ricomposizione della salma, mettendo insieme i vari
pezzi con l'aiuto di Suonar, dea responsabile della circolazione sanguigna, e
poi di un'ape, «anima leggera», «agile creatura», che va a prendere in cielo il
nettare per ridare all'eroe la parola oltre che la vita.
Contro i tre eroi, si staglia Louhi, la signora di Pohjola, nemica insidiosa
perché può ricorrere ad arti magiche e inviare tra gli abitanti di Kalevala
epidemie che producono orribili piaghe e l'orso che divora il bestiame; e può
arrivare persino a nascondere il sole e la luna e a privare il popolo del fuoco.
La guerra si sposta dal terreno delle armi a quello della potenza sciamanica. Ma
non c'è solo guerra nel Kalevala.
Mirabili le descrizioni del risveglio della terra (l'eco delle quali ho
avvertito in Knut Hamsun), il tono fiabesco della madre che consiglia alla
figlia una dieta di bellezza come questa: «mangia buon burro per un
anno:/diventerai più florida delle altre;/ carne di maiale l'anno
dopo:/diventerai più graziosa delle altre» o l'episodio tragico dell'incesto
boschivo di Kullervo. C'è qui lo spirito etico che Carlyle riconoscerà nel mito
nordico svalutato da Goethe rispetto a quello greco-romano. E infine l'avvento,
con Marijatta e il suo bambino divino incoronato re, della nuova sapienza
cristiana, con la malinconica fuga di Vainamoinen su una barca di rame verso un
esilio che dura ancora.