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mercoledì 25 novembre 2020

Lo spirito a lungo penitente

In  collaborazione con Hesperya

tratto da: https://www.hesperya.net/2017/10/19/lo-spirito-a-lungo-penitente/

di Roberta Faliva


La confraternita di Morra (paesino in provincia di Assisi) usava anticamente fare ogni anno varie processioni tra le sue due chiese distanti un paio di chilometri; col tempo una delle due crollò e le processioni così cessarono.

Si racconta che per molti anni si continuarono però a vedere, la notte, lunghe file di lumi andare dal luogo di una chiesa all’altra: molti sostenevano che erano le anime di membri defunti della confraternita che in vita non erano stati abbastanza scrupolosi nell’adempimento di quel loro dovere e dovevano rimediare dopo morti.

Dal 1912 le processioni di lumi non si vedono più, ma gli abitanti del paese raccontano di vedere ancora saltuariamente un lume notturno fare la spola tra le due chiese: è probabilmente un’anima che non ha finito di scontare la sua pena.

sabato 26 settembre 2020

IL FANTASMA DEL MUSEO È «tornata» la contessa Lydia

 tratto da "Il Giornale" del 24/04/2007

Appassionata di esoterismo e scomparsa nel '45, dopo mezzo secolo sarebbe all'improvviso riapparsa nelle stanze di casa sua, in via Sant'Andrea 6

di Stefania Vitulli

Nobildonna. Appassionata lettrice di volumi di spiritismo e di esoterismo. Organizzatrice di esclusive serate in compagnia di una sfera di cristallo, in un salottino dorato della sua casa milanese, per evocare chissà quali misteriose presenze e predire il futuro ai nipoti.

Con queste credenziali, pareva inevitabile che la contessa Lydia Caprara Attendolo Bolognini, una volta deceduta, si trasformasse in un fantasma. E che tornasse ad abitare, dando discreto disturbo ai suoi «vicini», la sua splendida casa di via Sant'Andrea 6 a Milano, donata al Comune alla sua morte nel 1945 e da 1963 divenuta Museo di storia contemporanea. Ama manifestarsi nelle quiete notti del centro storico milanese, aggirarsi nelle numerose stanze dei suoi palazzi di via Sant'Andrea e via Bagutta 24, immerse in quelle ore in un silenzio di tomba, nel cuore di quello che oggi è il quadrilatero della moda e che fino a mezzo secolo fa era ancora il presidio dei milanesi di razza, delle antiche famiglie nobili, degli intellettuali bohémien, del maestro Toscanini. La contessa si agita. Sposta i mobili originali del suo appartamento al primo piano del museo: cassapanche, sedie imbottite, porcellane, quadri, rari reperti egizi che le rammentano la nascita, nel 1876, e l'infanzia ad Alessandria d'Egitto. A volte fa così tanto rumore che «sembra abbia ospiti». Di lei, i testimoni affermano di vedere l'ombra, di sentire correnti fredde attraversare le stanze o un improvviso calore emanare dai mobili, porte sbattere, finestre ermeticamente chiuse aprirsi. Si fa sentire, la contessa Lydia, soprattutto quando la gestione del palazzo la turba. Che si tratti di ristrutturazioni, di tinteggiatura delle pareti, di acquisizione di mobili o quadri o semplicemente di una festa in suo onore, non manca mai di dire la sua.

«La prima volta che mi hanno parlato di queste manifestazioni - ci racconta Roberto Guerri, direttore delle Civiche raccolte storiche di Milano - è stato quando abbiamo preso il Museo e rivisto l'allestimento, nel 1994. Due ragazze delle pulizie sentirono poco prima delle sette del mattino una nitida voce femminile che chiedeva "Chi siete? Cosa fate in casa mia? Cosa volete?". Non ci feci caso. Ma cambiammo il personale e anche i nuovi venuti vedevano un'ombra, di mattina presto e a museo chiuso, dirigersi dalle stanze dell'appartamento "ricostruito" della Contessa agli uffici. Quando la inseguivano e aprivano le porte, non c'era nessuno. Alla fine degli anni Novanta di nuovo la contessa si fece sentire, per dirci "Adesso avete sistemato la mia casa"».

Di nobili origini bolognesi, dei Caprara di Montalba, Lydia sposò a soli sedici anni, nel 1892, il conte Gian Giacomo Morando de Rizzoni, imparentato coi Litta e nipote della più rinomata amante di Umberto I, la «bella Bolognini», di cui, nel più famoso quadro che la ritrae, Lydia indossa la lunghissima collana di perle. La coppia risiederà a Milano, nel palazzo di famiglia di via Sant'Andrea e presso il grandioso castello di Sant'Angelo Lodigiano, feudo degli Attendolo Bolognini dal 1452 e oggi sede della Fondazione che Lydia volle intitolare al marito. I curatori del Museo hanno negli ultimi dieci anni riportato nel palazzo gli arredi originali restaurati e la quadreria sei-settecentesca dei Bolognini, in modo da rendere l'idea di quel che doveva essere casa Morando.

E così la contessa ha potuto sentirsi di nuovo a casa ed è tornata ad abitare le sue stanze: «Gli episodi più eclatanti sono avvenuti durante la ristrutturazione del 2003» continua Guerri. «Il corpo di guardia al pianterreno del Museo passava notti molto agitate. Sentiva che di sopra venivano spostati i mobili. Staccavano l'allarme per controllare: tutto era a posto. Quando decisi di riverniciare la Pinacoteca in un colore violetto, ricominciarono le turbolenze. Dovetti cambiare il colore "sgradito" e la contessa si quietò. I custodi erano arrivati a portare lumi e croci, la notte, per difendersi dal fantasma, e volevano organizzare una veglia la notte del suo compleanno per evocarla e parlarle».

Oggi, che il Museo è come nuovo e si attende che diventi la «Casa della Storia» di tutti i milanesi, la contessa che dice? «L'ultimo episodio misterioso è accaduto l'estate scorsa - ci racconta Beatrice De Angelis, una delle custodi -. Abbiamo passato le mani insieme a una collega sul tavolino ricoperto di velluto rosso che si trova nell'appartamento. E un forte calore è salito dal velluto. Non credo ai fantasmi. Ma quel tavolino ha qualcosa di strano». Forse Lydia cerca di evocare qualcuno che le riporti la sua sfera di cristallo, oggi a Monaco di Baviera nelle mani degli eredi Von Wesendonk, o i suoi libri esoterici, custoditi alla Biblioteca Trivulziana del Castello Sforzesco. Troppo lontano perché una nobildonna sola, di notte, vi si possa avventurare.


sabato 11 maggio 2019

Fantasma laureato

In  collaborazione con Hesperya

tratto da: https://www.hesperya.net/2017/08/17/fantasma-laureato/

di Roberta Faliva

Lambiti dal quieto mare di Posillipo, a Napoli, si ergono i ruderi di una villa romana che fu di Veio Pollione e della quale rimangono ancora in piedi tre piani. La villa è chiamata Castello o Palazzo degli Spiriti, ma anche Villa di Virgilio: infatti il sommo poeta la predilesse e vi fu spesso ospite.

L’amore per questo luogo ha accompagnato Virgilio oltre la tomba: lo possono attestare i pescatori che nelle notti di luna nuova illuminano con le lampade lo specchio d’acqua antistante.

Mentre sono intenti nella pesca, la loro attenzione è richiamata da un suono melodioso proveniente dalla villa; poi una delle arcate si riempie di una luce velata, al centro della quale prende forma una figura dal capo cinto di alloro, che canta versi accompagnandosi con la cetra. Pescatori analfabeti hanno saputo riportare frammenti di questo canto recitati dal misterioso spirito: sono versi dell’Eneide.

martedì 8 maggio 2018

Fantasma d'amore

di Vito Foschi



Fantasma d'amore è un film del 1981 di Dino Risi con Marcello Mastroianni e Romy Schneider non troppo noto, ma che gli appassionati di misteri troveranno sicuramente interessante. E' ambientato a Pavia fra l'autunno e l'inverno con la nebbia padana protagonista. Si tratta di una e vera storia di fantasmi italiana ispirata all'omonimo romanzo di Mino Milani. Il protagonista è Nino Monti, agiato commercialista di provincia, sposato senza figli, che una sera incontra una donna malandata e la aiuta. Scoprirà dopo che si tratta di una sua ex fidanzata mai dimenticata. Un amico dottore gli rileva che in realtà la donna è morta 3 anni prima e non può averla incontrata. Non rivelo altro della trama. Il film oscilla fra la storia d'amore, la nostalgia della gioventù e un racconto gotico. Quando uscì non riscosse successo né di pubblico né di critica, ma a parere mio merita di essere visto, perché rappresenta un raro esempio fatto con una certa qualità di una storia gotica italiana. E le nebbie padane e il Ticino sono un ottimo sfondo per certi tipi di racconti.



sabato 10 marzo 2018

Lo Spettro Visibile e i dispositivi Full Spectrum

In  collaborazione con Hesperya

tratto da: https://www.hesperya.net/il-ghost-hunting/lo-spettro-visibile/

di Roberta Faliva



Lo spettro visibile è quella parte dello spettro elettromagnetico che cade tra il rosso e il violetto, includendo tutti i colori percepibili dall’occhio umano. In fisica lo spettro elettromagnetico è l’insieme di tutte le possibili frequenze delle radiazioni elettromagnetiche che sono onde  caratterizzate da una lunghezza e da una frequenza. Poiché la lunghezza d’onda e la frequenza di una radiazione sono inversamente proporzionali, tanto minore sarà la lunghezza d’onda, tanto maggiore sarà la frequenza e quindi l’energia dell’onda a parità di ampiezza. Con la vista, noi esseri umani, riusciamo a percepire lunghezze d’onda comprese tra i 356 e i 700 nm (nanometri) a cui diamo il nome di luce visibile.
Lunghezze d’onda minori corrispondono ai raggi ultravioletti, ai raggi X ed ai raggi gamma che hanno tutti quindi frequenza maggiore della luce visibile e perciò maggiore energia.

Le radiazioni infrarosse, le microonde e le onde radio hanno invece lunghezze d’onda maggiore della luce e trasportano energia minore.
Come l’orecchio ha dei limiti nella percezione del suono, così anche l’occhio umano nella visione della luce. In entrambi i casi, vi sono limiti superiori e inferiori.
Le radiazione con una lunghezza d’onda inferiore a 0,4 µm è denominata luce ultravioletta. Questa zona scende fino a una lunghezza d’onda di circa 0,35 µm. Al di sotto di questa zona, si trova quella dei raggi X e si stende fino a una lunghezza d’onda di circa 0,006 µm. La parte inferiore dello spettro si compone di onde denominate raggi gamma. Questa zona si trova al di sotto della zona dei raggi X. Il campo di raggi gamma rappresenta il risultato della disintegrazione radioattiva.


Dalla parte dello spettro, dove la luce ha lunghezza d’onda maggiore, cioè oltre il rosso, si trova la zona denominata infrarossa. Quest’ultima va da 0,7 µm a 0,4 mm.
È interessante rilevare che solo una parte assai limitata dello spettro contiene radiazioni visibili all’occhio umano. Esso non può vedere la radiazione elettromagnetica oltre la zona violetta dello spettro e al di sotto della zona rossa. Lo spettro elettromagnetico si compone invece delle zone al di sopra e al di sotto di questi limiti, incluso il campo visibile.


Lo spettro visibile non contiene come si può pensare tutti i colori che l’occhio e il cervello possono distinguere: il marrone, il rosa, il magenta, per esempio, sono assenti, in quanto si ottengono dalla sovrapposizione di diverse lunghezze d’onda. Le lunghezze d’onda visibili occupano la cosiddetta “finestra ottica”, una regione dello spettro elettromagnetico che può attraversare indisturbata l’atmosfera della Terra. Strumento di straordinaria importanza è rappresentato quindi dal possedere un dispositivo Full Spectrum, apparecchio immancabile nei gruppi di Ghost Hunters. Una comune fotocamera o videocamera digitale hanno un sensore che permette di catturare solo lo spettro visibile della luce, fino a circa 750nm, ed il campo infrarosso è quindi bloccato dall’apposito filtro IR interno al dispositivo stesso. Senza questo particolare filtro è perciò consentito vedere uno spettro di luce più ampio. Proprio questa è la peculiarità della visione in Full Spectrum: la possibilità di riprendere tutto ciò che il nostro limitato occhio umano non può percepire.

mercoledì 6 luglio 2016

Fantasma alla facoltà di scienze botaniche

In collaborazione con Hesperya

tratto da: http://www.hesperya.net/2016/05/12/fantasma-alla-facolt%C3%A0-di-scienze-botaniche/

 di Roberta Faliva

Alcune università si dice che siano state costruite su antichi luoghi di sepoltura; altre sono state, a quanto pare, le scene di tragici suicidi e morti inspiegabili. C’è poco da meravigliarsi, quindi, se molti campus universitari siano presumibilmente infestati.


Uno di questi è il Pennsylvania State University, in modo particolare la costruzione riservata al corso di Scienze Botaniche. La struttura, che risale al 1909, si dice essere infestata dal fantasma di Frances Atherton, la vedova dell'ex presidente dell'università George W. Atherton. Dopo la sua morte nel 1906, Atherton fu sepolto a lato del Schwab Auditorium, che si trova proprio di fronte all’edificio di Scienze Botaniche. Questo ha permesso alla vedova in lutto di guardare la tomba del marito dal luogo dove egli aveva lavorato con passione. La storia vuole che il suo spirito si affacci ancora e guardi verso la tomba da una finestra del primo piano.

giovedì 7 maggio 2015

La Termocamera e le Variazioni di Temperatura

In collaborazione con Hesperya

tratto da: http://www.hesperya.net/il-ghost-hunting/la-termocamera/


di Roberta Faliva

clicca per ingrandire.

La termo-camera è una particolare telecamera, sensibile alla radiazione infrarossa, capace di ottenere  immagini termografiche. A partire dalla radiazione rilevata si ottengono dunque delle mappe di temperatura delle superfici esposte spesso utilizzate a fini scientifici o anche militari. Questi strumenti consentono di misurare il valore di temperatura assoluto di ogni punto dell’immagine. L’immagine, infatti, è costruita su una matrice di un certo numero di pixel per un certo numero di righe. L’elettronica dello strumento “legge” velocemente il valore di energia immagazzinata da ogni singolo pixel e genera un’immagine, in bianco e nero o in falsi colori, dell’oggetto osservato.
Esistono numerose teorie che associano fenomeni paranormali a fenomeni termici, sottolineando come questi ultimi risultino sempre essere caratterizzati da un repentino abbassamento della temperatura nell’ambiente di indagine. Proprio perché il calore è energia, si può avvertire la diminuzione della temperatura poiché l’energia disponibile viene assorbita ed utilizzata dall’entità che fa manifestare il fenomeno paranormale stesso.
 


martedì 17 settembre 2013

Il Ghost Hunting

di Roberta Faliva
(tratto da http://www.hesperya.net/ghost-hunting/)
Happy Price
Happy Price
 
Definire il Ghost Hunting una vera e propria scienza attualmente è improprio. Possiamo   consideralo quella branca della ricerca parapsicologica che cerca di dare una risposta, con mezzi scientifici, a quelle fenomenologie paranormali che interessano i presunti casi di apparizioni o infestazioni spettrali.
Sin dall’antichità l’uomo ha sempre creduto all’esistenza di una vita dopo la morte e ha sempre cercato di entrare in contattato con i defunti. Tutto questo interesse nasce dall’esigenza di credere all’immortalità della coscienza e rassicurarsi contro l’angoscia e la paura della morte. Credere ai fantasmi non è mai stata una vera esigenza ma già in tempi più remoti ci sono state esperienze tramandate fino a noi. Una di queste è raccontata da Plinio il Giovane che parla di un caso riguardante il filosofo greco Atenodoro ( I sec. a.C.)  e descrive le paure per qualcosa che non conosce; lo sgomento per comunicazione difficile da stabilire rispetto a quello che a noi appare superiore; il conforto per ciò che sembra darci una speranza dopo la morte.
Il primo vero pioniere della pratica del Ghost Hunting fu Harry Price. Egli, nell’Inghilterra della seconda metà dell’Ottocento, cercò di applicare il rigore dell’indagine scientifica a quel delicato equilibrio di filosofia e fede che era intrinseco nella metafisica di quel periodo storico. Price rese pubblica una materia tanto eccentrica e sconosciuta come quella “della caccia ai fantasmi” utilizzando un metodo che ancora oggi possiamo ritenere valido che consisteva nel stabilire una scala di variazioni di temperatura e di pressione, che erano punti comuni in ogni sospetta vera apparizione spettrale. Sfruttando questi nuovi parametri, Price smascherò inoltre una serie impressionante di falsi medium.
 
Con il passare degli anni e con il progredire della tecnologia, il “cacciatore di fantasmi” è diventato un vero e proprio ricercatore, che utilizza una strumentazione sofisticata quanto complessa, atta rilevare l’interazione fisica del fenomeno paranormale nell’ambiente in cui lo stesso si verifica. Lo scopo del Ghost Hunter è proprio quello di documentare con più precisione possibile eventuali fenomeni paranormali al fine di raccogliere una valida documentazione che permetta poi un approfondimento da parte di studiosi ed esperti. Il Ghost Hunter conduce preferibilmente la sua indagine in un ambiente inquinato il meno possibile da fattori esterni, per poter avere quindi una visione più reale della situazione investigata. Proprio per questo molti investigatori del paranormale conducono le ricerche in quel lasso di tempo che va dal tramonto all’alba: quando i rumori quotidiani tacciono e l’attenzione è tutta per quei suoni che durante il giorno possono sfuggire. Percepire la presenza di un fantasma è in assoluto il tipo di esperienza più insolita, che non può non lasciare un segno nella vita di chi la vive. In alcuni luoghi infestati si può persino sentire l’odore di uno spirito, fino ad arrivare a provare sensazioni contrastanti di tristezza e rabbia o di pace e tranquillità.
Oggi, in un mondo attento solo all’aspetto materiale e che nega tutto quello che non si può né vedere né sentire, è molto difficile parlare di argomenti che vanno oltre l’esperienza sensibile e che, soprattutto, si affacciano al mondo del paranormale. Eppure, così concentrati su quello che ci circonda, non pensiamo che le stelle che di notte scorgiamo nel cielo non esistono più da migliaia di anni. Quei puntini bianchi splendenti, che ancora vediamo, non sono allora i “fantasmi” di quelle stelle che hanno smesso di brillare?

mercoledì 4 settembre 2013

Il Volo "Eastern Airlines 401"

 di Roberta Faliva




Il 29 dicembre 1972 il Lockheed L-1011 Tristar che operava il volo è precipitato mentre eseguiva un approccio di routine verso l’aeroporto di Miami uccidendo 5 dei 13 membri dell’equipaggio e 94 dei 163 passeggeri.


il relitto dell'aereo
Il relitto dell'aereo
Ufficialmente l’incidente fu attribuito all’incapacità dei piloti di accorgersi che il pilota automatico fu accidentalmente disattivato mentre stavano verificando un malfunzionamento al carrello di atterraggio. Il particolare motivo per cui è conosciuta la storia del volo 401 è che, nei mesi successivi all’incidente, si sono verificati numerosi casi di avvistamento di fantasmi nei voli Eastern Airlines e quasi tutti i testimoni riconobbero in quei fantasmi i due ufficiali di comando del volo 401. Don Repo e Bob Loft venivano avvistati talmente spesso che la compagnia faticava a tenere nascosta la cosa.


In uno dei casi più eclatanti una hostess affermò che, mentre si riposava di nascosto durante un turno massacrante, vide quello che credeva essere il comandante del suo volo in piedi davanti a lei, che la fissava stando fermo senza dire nemmeno una parola. Parlando con una collega capì che il suo comandante non si era allontanato dalla cabina e che nessuno era entrato nell’area dove lei si era rifugiata per riposare.A volte le figure dei piloti venivano avvistati seduti accanto ai passeggeri, per poi sparire nel nulla; una volta addirittura il viso del comandante fu visto riflesso nel vetro di un forno utilizzato nella cucina di un aereo. L’ipotesi dei fantasmi fu avvalorata quando si scoprì che la Eastern Airlines era riuscita a recuperare dei pezzi funzionanti dal volo 401 e li aveva riciclati su altri aerei ed era proprio su questi aerei che gli avvistamenti si concentravano.

La cosa fece talmente scalpore che la compagnia si vide costretta a rimuovere quei pezzi ma, nonostante una forte attenuazione degli episodi di avvistamento, i fenomeni non si placarono. La Eastern Airlines fallì e gli aerei furono venduti ad altre compagnie aeree e da quel momento non si ha più avuta notizia di fenomeni di apparizione.Si tratta sicuramente di uno dei casi con il più gran numero di testimoni al mondo.

le ricerche dei superstiti
le ricerche dei superstiti