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domenica 18 luglio 2021

Cos’è la Fisiologia Occulta?

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/fisiologia-occulta/

Definizione di Fisiologia occulta in riferimento alla filosofia e alle scienze ermetiche


Di fisiologia occulta, solitamente, si sente parlare in tre ambiti:

Quello delle discipline steineriane sia in senso proprio, ossia, quello dell’Antroposofia, sia in senso improprio: quello afferente a discipline “modaiole” come alcune pratiche pseudo olistiche o vicine a mondi confusamente sincretici legati alla New Age e simili;

Quello delle discipline ermetiche, con particolare riferimento alla Magia. Anche in questo caso spesso se ne parla creando minestroni variopinti;

In ultimo abbiamo la Scuola di Alessandria. In questo ambiente culturale viene redatto il Fisiologo, capostipite dei Bestiari Qui nasce il neoplatonismo, qui si incontrano il “neonato” cristianesimo e le scuole dei misteri del mare nostrum. Tra le altre cose il Fisiologo può essere considerato la pietra di fondamento della simbolistica cristiana con riferimento alla natura.

Intendo sottolineare in questo articolo il significato di fisiologia occulta con riferimento al terzo punto dell’elenco sopra riportato.

“ …il senso di physiologia, physikos, negli scritti giudeo-cristiani, e in genere alessandrini, dell’epoca; originariamente essa designa l’interpretazione in chiave naturalistica degli antichi miti <<pagani>>, fiorita nel periodo ellenistico quando ormai la loro letteralità appariva inverosimile, in Filone Ebreo, invece, che fu uno dei primi interpreti <<allegorici>> della Sacra Scrittura e rappresentò un importante modello per Clemente, Origene e gli altri Padri greci dei primi secoli, physikos significa, precisamente, <<nel senso allegorico>>, e la physiologia è considerata come un mistero riservato agli iniziati e in relazione alla sapienza nascosta di Dio… Il physiologus è dunque propriamente sia il conoscitore delle segrete <<nature>> degli animali, delle piante e delle pietre, sia il divino interprete, l’iniziato che conduce dalle realtà materiali ai loro archetipi celesti; non diversamente dal mitico Ermete Trismegisto  o dagli altri ispiratori della letteratura esoterica sorta contemporaneamente in Egitto, egli è (in una versione cristianizzata) l’aner physikos, cioè il <<mago>>, colui che è a corrente di misteriose forze di <<simpatia>> e <<antipatia>> che governano la natura, e ne sa rivelare il significato simbolico.” (in F. Zambon, Introduzione a il bestiario di Cambridge, Franco Maria Ricci Editore, Milano-Parma 1974, pp. 21-22).

Il fisiologo, nel senso del conoscitore della fisiologia occulta e non in quello medico-moderno è “mago”, è interprete della Natura e conoscitore delle sue leggi.

Una domanda probabilmente è lecita: può occuparsi di fisiologia occulta, chi non è iniziato, chi non è in rapporto con il sacro, chi non è in grado di padroneggiare un’interpretazione allegorica, chi è lontano da un cammino sapienziale?

A te la risposta

sabato 27 febbraio 2021

L’historiola negli incantesimi e la sua funzione

In collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/lhistoriola-negli-incantesimi/

Appunti preliminari sull’historiola

Historiola: è una breve storia a sfondo mitico inclusa in un incantesimo e posta prima della “chiamata all’azione” da parte dell’operatore. Una delle sue funzioni potrebbe essere la delimitazione/creazione di un tempo diverso da quello ordinario.

Dopo questa prima ed insufficiente definizione di historiola andiamo a vedere altre definizioni, spiegazioni e contesti in cui può essere usata. Iniziamo la nostra carrellata con il filologo Fritz Graf.

Graf dà questa definizione: Termine moderno che descrive brevi racconti incorporati in formule magiche, fornendo una precedenza mitica per un trattamento magicamente efficace. Gli storici sono già documentati sulla magia mesopotamica e antica egizia. Nei papiri magici greco-egiziani (PGM), forniscono riferimenti sia alla mitologia greca (es. PGM XX) che egiziana (es. PGM IV 1471), e alle leggende cristiane nei riti cristiani.

In Parchment, Praxis And Performance Of Charms In Early Medieval Ireland[1] di Ilona Tuomi troviamo queste interessanti considerazioni sull’historiola:

Il fascino[2] inizia con la formula di apertura, “Nulla è più alto del cielo, nulla è più profondo del mare”, seguita da una historiola. Questo termine è usato per indicare una breve narrazione, che descrive episodi (spesso apocrifi) della vita di Gesù e dei santi, che spesso si incontrano o dialogano tra loro. L’historiola, “Per le parole sante che Cristo ha pronunciato dalla sua croce: Togli la spina da me, la spina, una spina che ferisce”, è una micro-narrazione che, sebbene breve, ha spazio sufficiente per nominare il personaggio e il suo luogo, per descrivere la malattia e per suggerire come è stata superata. Le historiolae lavorano con il principio del similia similibus, stabilendo così un’analogia analogia “tra il tempo mitico e le circostanze attuali” (Frankfurter 1995: 465). David Frankfurter ha inoltre affermato che le historiolae forniscono un collegamento “tra una dimensione umana in cui le azioni sono aperte e una dimensione mitica dove le azioni sono completate e le tensioni sono state risolte” (1995: 464). Frankfurter prosegue: “L’historiola include invariabilmente alcuni specifici legami con l’immediato contesto rituale in cui viene pronunciata…. L’effetto è, quindi un crollo dei confini tra la situazione umana e la dimensione mitica; l’historiola è efficace non per analogia o precedente ma diventando dinamicamente reale all’interno del contesto rituale” (1995: 469-470). In generale, “pronunciando la stessa invocazione vitale del personaggio della storia, l’operatore o il cliente attinge al potere dell’intera storia” (Frankfurter 1995: 462). Nel caso dell’incanto in studio, l’operatore attinge così al potere di il potere di Cristo sulla croce e collega i due eventi: spine e chiodi che hanno trafitto la pelle di Cristo e la spina che ha trafitto la pelle del paziente”.

Nello stesso numero di Incantatio, poche pagine più avanti, Saša Babič ci riporta il pensiero di Ivan Grafenauer (1937) dicendoci che questo ha differenziato tra due tipi di struttura di incanto-testo: strutture a una parte e strutture a due parti. Il primo tipo consiste solo in un incantesimo: è la persecuzione della forza cattiva o della malattia; è il tipo più antico di incantesimo. Una struttura in due parti consiste in una historiola e l’incantesimo, cioè la persecuzione della forza cattiva o della malattia. L’historiola di solito consiste in una storia biblica con alcune modifiche (aggiunta di dialoghi o altri dettagli).

Questi appunti sull’historiola hanno avuto lo scopo principale di mostrarti cosa essa sia, ma anche di essere preliminari allo studio di cosa sia un incantesimo per poi andare a verificare se incantesimo e formula magica siano la stessa cosa.

La magia classica e la magia popolare hanno fatto e fanno uso delle historiolae ed è importante per chi si avvicina allo studio di queste discipline conoscerle e conoscere la composizione di un incantesimo e/o formula magica nei suoi vari aspetti: materiali (se presenti), verbali, non verbali e para verbali. Con un po’ di polemica è doveroso domandarsi come può chi si definisce maga/o – fatta, forse, eccezione per i “maghi” della tradizione popolare – non avere idea della struttura di un incantesimo, della semiotica, della prossemica ecc.?

Se la Magia è la più alta forma di conoscenza e il mago arriva ad essere tale dopo essere passato per la filosofia e la fisiologia come è possibile che spesso ignori gli “strumenti base” del suo mestiere?

Per oggi può bastare

   Gioia – Salute – Prosperità

 

[1] Incantatio del 2013, pp. 63-64.


[2] Incantesimo

mercoledì 10 febbraio 2021

I SALMI. Storia, Preghiera, Meditazione, Magia e Angeli

Un Salterio in latino può avere triplice origine nella sua genesi. 

1. Traduzione in Latino della Bibbia dei Settanta (In lingua greca).

2. Traduzione in Latino dal testo ebraico masoretico .

3. Revisioni di precedenti traduzioni latine.

Ognuna di queste traduzioni, o revisioni, presenta delle proprie specificità nella numerazione dei Salmi, in merito allo stile (mantenere il senso, ricercare l'esatta parola corrispondente, dare una connotazione poetica in linea con lo spirito dei Salmi, ecc..), all'utilizzo di determinate parole a scapito di altre e alla risoluzione delle discrepanze culturali e linguistiche che inevitabilmente si incontrano in siffatte opere.

Sovente mi è occorso di imbattermi in praticanti di varie scuole iniziatiche o spirituali, del resto l'ingenuità e l'ignoranza sono parimenti e democraticamente fruibili, che mai si erano interrogati sulla fonte dei Salmi utilizzati e neppure era balenata loro l'idea che sussistessero varie edizioni dei medesimi. Eppure la scelta di un dato e specifico Salterio non è secondaria, in quanto essa non risponde solamente alla necessaria consapevolezza, qualità questa sempre necessaria, ma anche alla sensibilità, all'armonica, che si deve "instaurare" fra operatore e strumento. 

Abbiamo visto come uno dei Salteri tradotti da Girolamo sia il Gallicano. Questo Libro dei Salmi è così denominato in forza della sua diffusione nelle province della Gallia. La sua importanza e il suo successo furono tali da imporlo successivamente come testo sapienziale canonico nel messale liturgico.  Esso è infatti il Salterio, ovviamente revisionato, contenuto nella ”Vulgata Clementina”  (dove i libri apocrifi di 3-4 Esdra, la Preghiera di Manasse e il Salmo 151 furono spostati in appendice) tradizionalmente utilizzato nella “pratica” con i Salmi. La Vulgata Sixto-Clementina o “Clementina Vulgata” è l'edizione della Vulgata promulgata nel 1592 da Papa Clemente VIII ; essa è la seconda edizione della Vulgata ad essere autorizzata dalla Chiesa Cattolica, la prima era stata la Vulgata Sestina. Il Libro dei Salmi in essa raccolto altro non è che quello tradotto da Girolamo avendo come riferimento la Bibbia dei Settanta, o in altre parole il Salterio Gallicano. 

La Clementina Vulgata rimase la Bibbia standard della Chiesa Cattolica romana fino al 1979, quando la Nova Vulgata, curiosamente il primo libro ad essere pubblicato fu proprio quello dei Salmi, fu promulgata da Papa Giovanni Paolo II .

Tratto dal libro: I SALMI. Storia, Preghiera, Meditazione, Magia e Angeli

domenica 17 gennaio 2021

Angeli, demoni e leggende: è la capitale dell'esoterismo

 tratto da "Il Giornale" del 04/08/2009

PIAZZA VITTORIO La Porta Magica reca formule che conducono alla pietra filosofale

di Valeria Arnaldi


Simboli alchemici, riti esoterici, apparizioni angeliche e demoniache e percorsi per iniziati. Roma è una città ricca di misteri, che attraversano i secoli, tra mito, leggenda e religione.

Una magia antica che seduce romani e turisti, ma si fa comprendere solo dagli «iniziati», ossia quanti sappiano andare oltre le apparenze. D'altronde è la forma stessa di Roma a indicare precisi rimandi esoterici. Detta dagli antichi quadrata, malgrado non lo fosse, e sita in un cerchio di colli, unisce in sé le due figure geometriche simbolo della perfezione e del Sacro. Concetto che si esalta se si attribuisce la «quadratura» alla ripartizione in quadranti che culminavano nella fossa circolare scavata da Romolo per la fondazione e ritenuta un passaggio per gli inferi.

Il rapporto tra fisica e metafisica, visibile e invisibile, è espresso in più luoghi con simboli e figure volutamente criptici. Si comincia dalla chiesa di San Lorenzo in Lucina. Qui, sulla lapide di Nicolas Poussin è riprodotto uno dei suoi dipinti più famosi I pastori d'Arcadia: sul sarcofago al centro dell'opera è incisa la frase «Et in Arcadia Ego», per alcuni, un memento mori di ispirazione classica - «Anche io (la morte) sono in Arcadia» - per altri, incluso il biografo di Poussin, un messaggio più sibillino da interpretare come «La persona qui sepolta è vissuta in Arcadia», per altri ancora un anagramma, in realtà, ben tre, che rimanderebbero tutti a un'ipotetica tomba di Gesù, inserendosi così nella più ampia e complessa ricerca del Santo Graal. Non solo. Il paesaggio rappresentato, a lungo ritenuto d'invenzione, corrisponde invece alla località di Arques nei pressi di Rennes-le-Chateau, internazionalmente noto per i misteri che hanno per protagonista l'abate Saunière e la ricerca del Sacro Calice appunto. Quest'ultimo, per alcuni studiosi, si troverebbe proprio a Roma, a San Lorenzo fuori le mura, dove sarebbe stata posta la prima sepoltura del Santo, cui sarebbe stato affidato nel 258. Riferimenti iconografici lo legano però a Maddalena nella chiesa di Santa Maria in Trastevere.

All'Aventino, l'appuntamento con misteri e «codici» è alla Villa dei Cavalieri di Malta, in piazza dei Cavalieri di Malta. Dopo la ristrutturazione effettuata nel 1764 da Piranesi, l'intera area presenta «figure» che rimandano alla tradizione templare: l'Aventino sarebbe la «nave» dei Cavalieri che un giorno tornerà a veleggiare con chi avrà decifrato il messaggio. Impresa non da poco, visto che, a oggi, sebbene le figure siano state interpretate singolarmente, non si è riusciti a comprenderne l'intero sistema.

È un'iniziazione spirituale neoplatonica quella delle pitture di Palazzo Spada, dove si assiste all'esaltazione dell'amore come via che porta all'Assoluto, attraverso più livelli di conoscenza. Da «leggere» anche la fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini, in piazza Navona: la tetrade dei fiumi e la forma piramidale della stele sono simboli pitagorici di perfezione divina, mentre le coppie di opposti rappresentano la lotta tra Bene e Male, ribadita dalla pianta della vasca «trafitta» dall'obelisco-sole con rimandi al culto orientale di Zoroastro, in un percorso che culmina nello stemma di Papa Innocenzo X con la colomba-Spirito Santo.

Non fu da meno Francesco Borromini che della cupola di Sant'Ivo alla Sapienza fece un monumento al simbolismo massonico, prendendo le mosse dal Sigillo di Salomone per ricondurre il Cristianesimo, attraverso triangolazioni cosmiche - e architettoniche - a una spirale, metafora del cammino che l'uomo deve fare per avvicinarsi al cielo e rimando a una base spirituale comune all'umanità.

Impossibile non farsi affascinare dalla Porta Magica a piazza Vittorio. Eretta tra 1655 e 1689 dal marchese Massimiliano Palombara, reca incise epigrafi e figure, che condurrebbero alla pietra filosofale e alla formula per creare l'oro. La Porta, detta pure «dei Cieli», nasconderebbe un percorso di elevazione spirituale. Non c'è da stupirsi. Nella Città Eterna il rapporto con l'aldilà è molto stretto. Il Purgatorio ha un indirizzo preciso: la chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, in lungotevere Prati, dove si trova il Museo delle Anime del Purgatorio con impronte di fuoco lasciate dai trapassati. Sotto i Fori si troverebbe l'Inferno, la cui porta sarebbe la Lapis Niger, tomba di Romolo. Nella storia della città, inoltre, si confondono le vite di «iniziati» d'eccellenza, come Cagliostro, il cui fantasma comparirebbe spesso in piazza di Spagna.

sabato 2 gennaio 2021

Alchimia, fenici e calderoni: la magia svela i suoi segreti per i 20 anni di Harry Potter

Tratto da "Il Giornale" del 19/10/2017

A Londra manoscritti e oggetti raccontano la storia degli incantesimi: al centro, la pietra filosofale

Eleonora Barbieri

Ci sono anche una scopa - «vera» - di una strega; una sirena che, secondo le cronache, sarebbe stata catturata in Giappone nel Settecento; un calderone (prestato dal British Museum); una sfera di cristallo nera; una delle prime testimonianze scritte della formula «abracadabra», utilizzata come antidoto alla malaria.

La storia della magia è in mostra a Londra, alla British Library, a due passi dalla stazione di King's Cross e dal binario 9 e tre quarti. Il luogo che, dal centro di Londra, porta direttamente nel mondo magico di Harry Potter.

Nelle sale della biblioteca nazionale britannica, che in chilometri di archivi raccoglie duecento milioni di pezzi fra libri, manoscritti, giornali, francobolli, mappe, fotografie, registrazioni, da domani sarà inaugurata Harry Potter: A History of Magic, la mostra che celebra i vent'anni del primo libro della saga, Harry Potter e la pietra filosofale (fino al 28 febbraio 2018; poi, dall'ottobre del 2018, si sposterà alla New York Historical Society). A stampare quel primo libro nel Regno Unito, nel 1997, in cinquecento copie fu Bloomsbury, che poi ha pubblicato tutti i volumi del maghetto (450 milioni di copie nel mondo), e che oggi è partner dell'esposizione: oltre ai tesori della British Library infatti ci sono anche materiali messi a disposizione dalla casa editrice e da J.K. Rowling. Per esempio uno schizzo con annotazioni dell'autrice della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts o la lista, scritta a mano sempre dalla Rowling, degli insegnamenti e dei professori. La mostra prende spunto proprio dalle materie studiate dai piccoli maghi: Divinazione, Cura delle creature magiche, Pozioni, Erbologia e Difesa dalle arti oscure... E, data l'occasione, al centro c'è la pietra filosofale, simbolo del sogno alchemico. Ecco quindi il «Rotolo Ripley», un manoscritto del Cinquecento lungo sei metri, nel quale viene descritto il procedimento per realizzare la famosa pietra, che trasformerebbe il metallo in oro e garantirebbe l'immortalità. E la lapide (arrivata dalla Francia) di Nicholas Flamel, che nel primo libro della saga ha 665 anni e grazie alla pietra vive ancora tranquillo con la moglie, nella campagna inglese; ma il vero Flamel visse nel Trecento, fu uno scrivano francese e passò alla storia come grande alchimista e ispiratore di Robert Boyle e Isaac Newton. Altre creature magiche appaiono in mostra: le mandragole, il cui grido - si dice - conduca alla morte chi lo ascolta e che sono rappresentate in Erbari come quello quattrocentesco di Giovanni Cadamosto, o nelle immagini originali create negli anni scorsi da Jim Kay per le edizioni illustrate di Harry Potter, dove le radici delle mandragole hanno forma umana; la fenice, l'animale fantastico prediletto da J.K. Rowling, che risorge dalle sue ceneri in un Bestiario del Duecento.

L'oggetto magico più antico in mostra è un osso oracolare cinese, che risale al 27 dicembre del 1192 avanti Cristo (quando ci fu una eclisse lunare, di cui fu presa nota) e che veniva utilizzato per le divinazioni. Mentre, per scrutare le costellazioni antiche (da cui derivano molti nomi dei protagonisti della saga, come Remus Lupin, Sirius Black, Bellatrix Lestrange e Draco Malfoy) c'è un globo celeste del 1693 di Vincenzo Maria Coronelli, che funziona grazie alla realtà aumentata. Il curatore Julian Harrison ha detto che è stato «un grande divertimento» scegliere i pezzi per la mostra. E scoprire la magia che si nasconde dietro la magia di Harry Potter.

venerdì 14 febbraio 2020

Cos’è la Mano della Gloria?

in collaborazione con l'autore Michele Leone: https://micheleleone.it/la-mano-della-gloria/


La Mano della Gloria tra folklore e magia


La Mano della Gloria potrebbe essere un oggetto presente nelle più tetre storie di Sir Arthur Conan Doyle o di Edgar Allan Poe. Come oggetto magico è presente nel popolare gioco di ruolo Dungeons & Dragons, i più giovani l’hanno incontrata, anche se proposta in una forma blanda, nelle storie del maghetto Potter. La realtà spesso supera la fantasia e questo oggetto è un feticcio realmente esistito. Era usato da ladri o da alcuni sprovveduti, perversi, fattucchieri. Oggi trova la sua collocazione in qualche museo o nelle Camere delle Meraviglie di collezionisti di oggetti particolari.


            Feticcio: Oggetto inanimato al quale viene attribuito un potere magico o spirituale. Il vocabolo, adottato nel 16° sec. dai navigatori portoghesi (feitiço) per designare gli idoli e gli amuleti che comparivano nelle pratiche cultuali di popoli indigeni africani, fu esteso successivamente alle reliquie sacre della devozione popolare e, più in generale, a qualsiasi oggetto ritenuto immagine, ricettacolo di una forza invisibile sovrumana.


Cos’è la Mano della Gloria e come si prepara?

La Mano della Gloria è, stando alla maggior parte delle versioni, la mano amputata ad un criminale mentre penzola dalla forca. A seconda dei “gusti” o delle idee dei vari autori sull’argomento può essere la mano destra o sinistra. Una volta presa, la mano, deve essere avvolta in un panno funerario e quando si è distanti da occhi indiscreti bisogna strizzarla per renderla esangue.

Ti riporto un paio delle tante descrizioni sul come preparare questo feticcio:

“Prendi la mano destra o sinistra di un criminale che pende da un patibolo accanto ad una strada; avvolgila in un panno funebre e così avvolta spremerla bene sino a far uscire l’ultima goccia di sangue. Quindi metterla in un recipiente di terracotta con salnitrio, sale e pepe lungo, il tutto ben in polvere. Lascialo in questo recipiente per quindici giorni, quindi estrailo ed esponilo alla piena luce del sole durante i giorni caldi fino a quando non diventa abbastanza asciutta. Se il sole non è abbastanza forte mettilo in un forno con felce e verbena. Quindi crea una specie di candela dal grasso di un criminale impiccato, cera vergine, e usa la Mano della gloria come candelabro per tenere questa candela quando accesa, e poi quelle in ogni luogo in cui vai con questo lo strumento dannoso deve rimanere immobile”. (Petit Albert).

O

“La Mano di Gloria è la mano di un uomo che è stato impiccato, ed è preparata nel modo seguente: Avvolgi la mano in un pezzo di lenzuolo, tirandolo stretto, in modo da spremere il sangue che può rimanere dopo l’amputazione; quindi metterla in un recipiente di terracotta con salnitro, sale e pepe lungo, tutto accuratamente in polvere. Lascia che rimanga quindici giorni in questo sottaceto fino a quando non è ben asciugata, quindi esponila al sole nei giorni più caldi, fino a quando non è completamente seccata o, se il sole non è abbastanza caldo, asciugala in un forno riscaldato con la verbena e felce. Quindi fai una candela con il grasso di un uomo impiccato, cera vergine e sesamo della Lapponia.” (Sabine Baring-Gould).

Sulla fabbricazione della candela da porre sulla Mano della Gloria la “storia” diventa ancora più cruenta, e ti sconsiglio di leggere questo paragrafo se sei particolarmente sensibile. Molti vogliono che per rendere ancor più efficaci gli effetti della Mano di Gloria fosse necessario fabbricare la candela con il grasso di un bambino nato morto o strappato con ferocia dal ventre della madre mentre questa era ancora incinta.

Quali erano le proprietà della Mano della Gloria?

Immobilizzare o addormentare le persone a cui era presentata;
Far luce solo per colui che la impugna, mentre altre persone vicine al ladro restavano al buio;
Rendere invisibile colui che portava la Mano della Gloria;
Ardere senza consumarsi;
Poter aprire qualunque serratura posta nelle sue vicinanze;
Segnalare la presenza di persone sveglie nella casa da derubare per mezzo della non accensione di uno degli stoppini posti sulle dita della Mano della Gloria.
Testimoni

Ora, quasi fossimo nell’aula di un tribunale, chiamerò tre testimoni a parlare della Mano della Gloria. Questi sono diversi per formazione, credenze ed epoche nelle quali sono vissuti Alla fine trarrò le mie conclusioni o, se preferisci, farò l’arringa finale.

Testimone 1: James G. Frazer

V’è un fruttuoso ramo della magia omeopatica che si basa sui morti; poiché, come il morto non può né vedere, né udire, né parlare, così, applicando i principi omeopatici, si possono rendere le persone cieche, sorde e mute usando le ossa dei morti o qualsiasi altra cosa che sia toccata dall’infezione della morte. […] In Europa si attribuivano tali proprietà alla Mano della Gloria, cioè la mano di un impiccato, seccata e conciata. Se una candela fatta con il grasso di un malfattore morto anch’esso sulla forca venina inserita nella Mano della Gloria come in un candeliere e accesa, rendeva immobili tutti coloro a cui fosse presentata; e non potevano muovere neppure un dito, come se fossero morti. Talvolta la mano del morto diviene una candela, o meglio un mazzo di candele, poiché viene dato fuoco alle sue dita avizzite; ma se uno degli abitanti della casa fosse sveglio, una delle dita non si accenderebbe. Tali nefande lampade si possono spegnere soltanto col latte. Spesso è prescritto che la candela del ladro sia fatta con il dito di un bambino appena nato, o, meglio ancora, di uno non ancor nato. Spesso vien considerato necessario che un ladro abbia tante candele, quanti sono gli abitanti della casa, perché se ne avesse una di meno, qualcuno in casa si potrebbe svegliare e pigliarlo. Una volta che queste candele brucino non c’è che il latte che possa spegnerle. Nel Seicento i ladri usavano assassinare delle donne incinte per estrarne delle candele dall’utero. (Il ramo d’oro, Bollati Boringhieri, Torino 2013 pp. 43-44).

Testimone 2: Michael Howard

“I veri occultisti sono generalmente dell’opinione che i termini magia <<bianca>> e magia <<nera>> siano in pratica privi di significato, anche se si possono applicare in teoria. Per spiegare questa affermazione piuttosto contraddittoria è necessario rendersi conto che la potenza usata nella magia (che ha origine nella mente umana) è una forza neutra che può essere utilizzata per fini positivi o negativi. Infine, la responsabilità dell’uso del potere è solo del mago, e risiede nei suoi sentimenti.

In passato le candele erano usate in molte occasioni, in quella che gli ignoranti chiamano <<magia nera>>. Forse l’esempio più famoso del loro uso, è quello della spaventosa <<Mano della Gloria>>. Si credeva che fosse la mano amputata ad un omicida, che fosse coperta di cera ed avesse degli stoppini sulle punta delle dita. Una volta acceso, questo oggetto disgustoso aveva il potere di far perdere coscienza agli occupanti di una casa, e di aprire anche le porte chiuse a chiave. Un ladro che non ne possedeva una sarebbe stato un ladro incompleto!

C’è, in realtà, qualche elemento di verità in fatti del genere che per noi moderni sono solo degli orrori e delle insensatezze? Sì, ma la <<mano>> non era un arto appena amputato ad un carcerato, bensì una comune candela di cera a forma di mano. Delle bizzarre candele di questo genere possono ancora oggi essere acquistate nei negozi di novità, oppure l’amatore se le può fabbricare una, degna di qualsiasi film dell’orrore, versando cera in un guanto di gomma da massaia.

Degli occultisti seri non se ne occuperanno – tranne che per divertirsi un po’ – poiché è piuttosto improbabile che la <<Mano della Gloria>> sia di qualche utilità, anche per un ladro acrobata, e sembra che non neutralizzi neanche gli allarmi, per cui la sua utilità risulta proprio limitata!” (Michael Howard, Magia delle candele. Significato occulto, uso, formule, rituali, Hermes Edizioni, Roma 1999, pp. 53-54).

Testimone 3: Francesco Maria Guaccio

In un paesino della diocesi di Liegi – per alcuni Huy, per altri Dinant – due individui giungono, di notte, in un albergo. Fingendosi molto stanchi, dichiarano, dopo aver cenato, di non sentirsela d’andare a cercare un letto altrove, e, con molta insistenza e sfacciataggine, chiedono all’oste di lasciarli dormire in cucina, presso il fuoco.

Una fantesca, alla quale i due viaggiatori non vanno a genio, si mette a spiarli da un forellino per vedere che mai fanno. Nel cuore della notte li vede estrarre da una borsa una mano mozza, ungerle le dita e accostarle al fuoco. Se ne accendono quattro su cinque, ei maghi stupiscono; riprovano, ma la fiamma non s’appicca. Uno esclama allora: «Come mai? Qualcuno in casa è sveglio?» E, appesa la mano al camino, con le quattro dita che ardono come candele (ma con luce fosca), escono di casa, e, fischiando in un certo modo, chiamano i complici perché vengano a rubare. La fantesca, che li ha seguiti, chiude loro l’uscio in faccia, e, corsa nella camera da letto dei padroni, li scorge entrambi immersi in un sonno cosi profondo che non riesce a destarli neppure trascinandoli in mezzo alla stanza. I ladri cercano frattanto d’entrare passando per la finestra, ma la donna accorre e li butta giù dalla scala; essi però insisto­ no, e tentano d’introdursi da un’altra parte. Ricordandosi della lampada, la serva – convinta che sia essa la causa del torpore degli abitanti – spegne le quattro dita; subito i dormienti si svegliano, accorrono e scacciano i malviventi. Acciuffati pochi giorni dopo, confessano il maleficio.

[…]

Anton Welch riferisce un fatto narratogli dalle mogli di Michal Gross e Beschiess. Note entrambe per complicità in stregoneria, avevano da poco sottratto dalla bara, nel cimitero di Germmgen, due cadaveri di bimbi, che i rispettivi genitori- Bernhard e Anton Lerchen – avevano appena sotterrato, e li avevano inceneriti a pro delle loro magie. S’erano valse, dapprima, d’un fianco con le costole, poi avevano usato il braccio destro come una di quelle lampade diaboliche di cui ho già parlato: da utilizzare la notte, nel caso avessero dovuto propinare a qualcuno il farmaco malefico. Le dita ardevano alle estremità con fiamma sulfurea e violacea: quando la fiamma si spegneva, rimanevano intatte, come se non avessero servito da alimento al fuoco, e potevano perciò essere riaccese a piacere. (Compendium Maleficarum, Giulio Einaudi Editore, Torino 1992, pp. 206-214).

Conclusioni

Rileggendo questo articolo per scrivere le conclusioni, mi rendo conto che molto altro ancora ci sarebbe da dire su questo bizzarro, osceno feticcio. Mancano J. Dee ed altri testimoni e maghi. Chissà che non ne faccia un libricino. Qualcuno vuole che Mano della Gloria in inglese Hand of Glory, sia la corruzione o la trasformazione della parola francese mandragore: mandragora. Da mandragore a main de gloire a hand of glory. Probabilmente se non vi fosse stata una incomprensione linguistica la tentazione di tagliare mani a uomini appesi alla forca non sarebbe venuta ai ladruncoli inglesi o agli pseudo maghi.

I tre testimoni, diversi per formazione, idee ed epoche in cui sono vissuti ci hanno dato spunti di riflessione diversi e soprattutto punti di vista altri. Sulla Mano della Gloria, non è difficile trovare informazioni on-line, come su molti argomenti, ed è ancor più facile trovare molti Gran Maestri Ierofanti Ciarlatani pronti a raccontarti verità sino ad oggi inaudite per molti o pochi denari. Qualcuno potrebbe anche dirti che la Mano di Gloria, fatta dei materiali più improbabili è uno strumento di altissimissima Magia, oggetto indispensabile per ogni apprendista stregone.

La Magia, indipendentemente dalla possibilità che i suoi effetti siano reali o presunti, è prima di tutto un percorso di Conoscenza; conoscenza di sé stessi e del Mondo Universo. Conoscenza, quella del mago, che deve unirsi alla Sapienza e alla Saggezza. Senza conoscenza si è poco più che simpatiche (non sempre) scimmie ammaestrate e comprare a casaccio oggetti e (pseudo) rituali non farà di noi dei maghi né delle persone sagge. Come saggio non sarebbe il ladro che provasse ad andare in giro con una Mano della Gloria all’interno di una stazione di polizia. Eppure, la Mano della Gloria è o può essere l’occasione per ognuno di noi di apprendere, usi e costumi, tradizioni, mentalità di epoche diverse ed anche qualcosa sulla Magia. Si sulla magia, per imparare a distinguerla dalle volgari (nel senso di volgo) pratiche folkloristiche o dalle credenze popolari. La Mano della Gloria può essere l’occasione per rileggere vecchie storie con occhi nuovi, per entrare in punta di piedi nella storia delle idee e dell’immaginario senza scomodare Durand. Ci sono un’infinità di possibilità. A te scegliere se essere una scimmietta ammaestrata o un ricercatore/ricercatrice sulla strada della conoscenza.

       Gioia – Salute – Prosperità


mercoledì 25 settembre 2019

La magia. Nei secoli e secondo Giordano Bruno

La magia. Nei secoli e secondo Giordano Bruno

di Gianmario Ricchezza e Daniele Trucco

Il lavoro cerca di procedere in modo cronologico mettendo in luce contemporaneamente l’evoluzione del pensiero magico con tutti i suoi notevoli cambiamenti concettuali e gli elementi che invece accomunano da sempre la sua storia. In particolare si è notato quanto il suono e la figura siano ancora oggi elementi indispensabili all’efficacia dell’atto magico: nonostante l’era informatica abbia modificato l’approccio a un certo tipo di ritualità, l’idea chiave della visualizzazione simbolica e della sonorizzazione del comando non si è estinta. Completa il lavoro una nuova traduzione del De magia di Giordano Bruno.


La magia. Nei secoli e secondo Giordano Bruno
Collana: Magia, miti e culti
Pagine: 198
Prezzo: € 16,50
ISBN: 9788871693019



Gianmario Ricchezza ha studiato filosofia all’Università Statale di Milano. Ha curato per Excelsior1881 (Milano) le edizioni moderne dei testi di Giordano Bruno: Il candelaio (2008), La cabala e l'asino (2010), La cena delle Ceneri (2012). Ha pubblicato con M. Cavallero per la Golem Edizioni (Torino) Giordano Bruno e la nascita dell'arte moderna (2016).

Daniele Trucco si è laureato in Lettere presso l’Università di Torino, ha conseguito il Diploma in Pianoforte al Conservatorio “G. Verdi” di Torino e quello di Composizione al Conservatorio “F. Ghedini” di Cuneo. Collabora con riviste di arte e di matematica, ha pubblicato saggi, narrativa e composizioni per vari strumenti e, oltre all’insegnamento di materie letterarie nella scuola pubblica, si dedica alla musica condirigendo lo CFAM di Verzuolo.


sabato 29 giugno 2019

FESTIVAL DELLE MAGIE ANTICHE

l'Associazione Culturale Le Magie Antiche organizza, nei giorni 3 e 4 Agosto 2019 (inizio degli allestimenti Venerdì 2 Agosto dalle 17:00 alle 21:00), il

FESTIVAL DELLE MAGIE ANTICHE

Tutte le strade percorse dall'uomo alla ricerca del proprio benessere

...dai Segnatori all'Olistica...


domenica 31 marzo 2019

Il grimorio nero

Dalla stessa collana "I libri del Mistero" della Fanucci Editore presentiamo "Il Grimorio Nero". Come la "Chiave di Salomone" della stessa collana ritroviamo le pagine decorate che ricreano l'atmosfera dei vecchi grimori manoscritti e il taglio delle pagine colorato questa volta in nero. Dall'introduzione:
"Così, nel corso delle nostre continue ricerche, ci siamo imbattuti fortunosamente in più esemplari di un libro a dir poco leggendario: Il Grimorio Nero.
Leggendario, a causa della sua estrema rarità, aggravata anche dalle diverse versioni circolanti in limitatissimi ambienti, dove è ancora possibile sceverare il grano dal loglio".

Il libro è composto da 192 pagg. con copertina rigida al costo di 12€.


giovedì 7 marzo 2019

La chiave di Salomone

Presentiamo una bella edizione della Chiave di Salomone, libro di magia fra i più noti nell'area mediterranea. Non si conosce l'origine di questo testo e ne esistono varie versioni manoscritte con differenze più o meno ampie. L'edizione che presentiamo è edita dalla Fanucci nella collana "I libri del Mistero".
Particolare di questa edizione sono le pagine decorate che cercano di ricreare l'atmosfera dei vecchi grimori manoscritti e il taglio delle pagine colorato in verde. Dall'introduzione "La Clavicula esiste dalla più remota antichità. Certe sue formule, certi rituali, riecheggiano cerimonie caldee e babilonesi". L'edizione in oggetto è basata su un manoscritto cinquecentesco che risulta fra i più attendibili da "un raffronto con le edizioni critiche inglesi e francesi effettuato sui manoscritti custoditi nei musei". Le illustrazioni sono tratte dal manoscritto Sloane 3091 del British Museum. Il libro è composto da 144 pagg. con copertina rigida al costo di 12€.


giovedì 10 gennaio 2019

Arte e magia in mostra a Rovigo

tratto da "L'Opinione" del 03 gennaio 2019

di Dalmazio Frau

In un’Italia ridondante di mostre d’arte inutili se non banali, soprattutto quelle strapaesane con velleità nazionali, ne spicca una che merita il tempo e la compagnia. A Rovigo, città lontana dai grandi circuiti dell’arte per tutti, si espone “Arte e Magia” a Palazzo Roverella, sino al 27 gennaio, un percorso “esoterico” nell’arte pittorica tra Otto e Novecento in Europa, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, curata da Francesco Parisi.
Colui che, fortunato, avrà letto Il Mattino dei Maghi di Pauwels e Bergier, avrà più bell’agio nel comprendere il sottile pensiero che guida il visitare in questa esposizione di quadri scelti con cura e dedizione, ma anche il “profano” potrà lasciarsi indurre in suggestioni affascinanti e misteriche ad ogni dipinto e per ogni artista.
È la magia che ritorna e impera, con i suoi simboli e le sue “signature ermetiche” in un tempo che avrebbe dovuto prediligere la razionalità futurista, e che invece convive perfettamente miscelando l’alto e il basso, il meraviglioso, il fantastico e la realtà quotidiana. Antico e futuro segnano il punto di questo strano tempo che precede l’ultima guerra mondiale. Architettura sacra, pittura simbolica, arte e mistero che conducono a visioni oltre la Soglia, in un retaggio preraffaellita a volte, attraverso il colore dadaista di Julius Evola e la licenziosa succube scolpita da Auguste Rodin. Qui, a Rovigo, per qualche tempo ancora danzeranno i diavoli e le streghe verso il Sabba, e con loro vanno in teoria i Rosacroce e i molti cavalieri in cerca attraverso una folta selva di fantasmi che è l’Europa tra le due guerre, contornati da maghi e dalle loro cerimonie.
Un altro pregio della mostra è far comprendere a colui che ne attraversa le sale, come e in quale misura il pensiero magico e occultista abbia influenzato sia il Simbolismo europeo sia la nascita delle avanguardie storiche, divenendo quasi una sorta di “controcultura” – a volte reazionaria – a un mondo che stava rapidamente scivolando verso il modernismo. Ogni ambito del rapporto tra Arte e Magia nel nuovo secolo viene ampliamente indagato, sino all’arte applicata dell’editoria senza dimenticare l’influenza espressionista del cinema che subito aveva compreso le possibilità di esprimere la presenza del Golem o del Vampiro.
Rovigo si mostra così città intellettualmente libera e aperta a un tema che fa ancora sobbalzare, chi confonde sempre – per ignoranza – esoterismo e satanismo e chi lo rinnega in nome di un positivismo ormai stantio, che forse è esistito soltanto in poche menti tristi e senza sogni per lo più ancorate ancora a una sinistra visione di Sinistra che fa del mondo, del Cosmo, una prigione dalla quale, invece si deve poter evadere e ritornare liberi.

sabato 29 dicembre 2018

I classici del mistero

Di nuovo in libreria le rare e introvabili edizioni dei classici delle pratiche magiche, imperdibili per gli appassionati del genere.
La Chiave di Salomone: magia nera, incantesimi, talismani ed evocazioni diaboliche.
Il Grimorio Nero: la magia dei grandi maestri, magia ermetica e rituali di alta magia.
Il Libro Rosso: magia nera, evocazioni e le gerarchie complete degli spiriti infernali.

La Chiave di Salomone:

Il più celebre trattato di Magia Talismanica ed evocazioni diaboliche che si conosca nell'area mediterranea.
Insegna una serie di incantesimi d'amore, d'odio, di fortuna, di ricchezza, di morte. Fornisce le istruzioni per fabbricare e consacrare pentacoli e sigilli magici dai poteri straordinari. Riporta il testo di rituali, formule, invocazioni. In breve, è il libro più completo sulle pratiche magiche che sia mai stato scritto e divulgato.


Il Grimorio Nero:
Un vero e proprio trattato di Magia Rituale, onnicomprensivo, inteso a insegnare una serie di cerimonie soprannaturali grazie alle quali il praticante fortifica sé stesso e acquisisce poteri speciali.
Il "Libro dei Libri", per quanto riguarda la Magia Bianca e le pratiche benefiche, di lotta al Male e a tutte le sue nefaste conseguenze, una ricca e ragionata raccolta di pentacoli, sigilli, talismani e amuleti, corredata di informazioni teoriche e pratiche.


Il Libro Rosso:
Un elenco pressoché completo di tutti gli spiriti infernali - da quelli notissimi a quelli praticamente sconosciuti - comuni alla grande tradizione occulta delle tre religioni monoteiste (ebraica, cristiana, islamica).
Un testo fondamentale per gli appassionati del genere, appositamente pensato per coloro che camminano sulla Via della realizzazione e sul sentiero dell'Arte Regia.

sabato 3 dicembre 2016

Apollodoro: Ermes, Zeus e gli inferi

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleone.it/apollodoro-di-ermes-zeus-fa-il-messaggero-suo-e-degli-dei-inferi/

In Apollodoro il legame tra principio ermetico e il ciclo morte-vita iniziatico

La frase di Apollodoro : Di Ermes, Zeus fa il messaggero suo e degli dei inferi. Obbliga alla riflessione sul rapporto tra le forze ctonie o dell’oltremondo e la vita iniziatica. Dovrebbe apparire sempre più evidente da un lato l’identificazione tra Hermes (Ermes) ed Ermete, identificazione basata più sull’analogia che sulla storiografia e dall’altro come il principio ermetico sia in fin dei conti principio primo delle iniziazioni. Della figura di Ermes Ermete ho già detto in altri luoghi, di come possa rappresentare il dio, il principio del limite attraverso l’hérma (sarebbe interessante un approfondimento, una indagine tra hérma e Landamarks), come rappresenti il principio della rottura dei tabù e il tabù più grande che viola è proprio quello del confine tra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti.

Ed è Apollodoro a farci sapere che è Zeus a crearlo messaggero degli inferi, Ermes ha la possibilità di viaggiare senza rischio alcuno in quel luogo che era avverso agli dei dell’Olimpo, essi che erano presenti dove era la vita ed assenti ove era la morte. Il buon pastore Ermes, con il bastone dorato donatogli dal fratello Apollo o con il caduceo con cui viene più spesso raffigurato (che siano lo stesso bastone?) percorre cieli e inferi, accompagna le anime, solo dei defunti?

Ogni iniziato è in Hermes, è nel principio ermetico. Questo, il principio con cui vengono regolamentate le scienze ermetiche, spesso in base ad i testi della tradizione alessandrina, esse divengono: l’Alchimia, l’Astrologia e la Magia. Hermes è iniziato e iniziatore, è colui che dona il fuoco agli uomini, il fuoco dei sacrifici, neonato sacrifica due vacche. Quante somiglianze ci potrebbero essere tra la stirpe di Caino ed Ermes.

Già gli inferi, ogni iniziato è un ri-nato, ha fatto del V.I.T.R.I.O.L. una esperienza di vita. Raccontare l’oltremondo non è possibile e l’iniziazione ancora meno, ma bisogna parlarne per combattere la superstizione ed il pregiudizio. Queste poche righe sono al massimo una piccola provocazione o un memento mori per chi ha orecchie per intendere.

Gioia – Salute – Prosperità