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sabato 9 aprile 2022

Il paradiso terrestre? Compie 5781 anni

tratto da "Il Giornale" del 9 Dicembre 2020

di Redazione

Le cronologie ebraiche e cinesi. In Iran Capodanno come ai tempi di Zoroastro

Per l'Onu e le altre organizzazioni internazionali, per il commercio e gli affari, il calendario è uno solo: quello voluto da Papa Gregorio dopo il Concilio di Trento. Ma almeno un'altra decina di metodi di suddivisione del tempo continuano a giocare un ruolo importante in questa o in quella area geografica (senza contare costruzioni come il calendario Maya, ormai passate ai libri di storia).

Uno dei più importanti, per le conseguenze anche pratiche che ha sulla vita di centinaia di milioni di persone, è il calendario islamico, detto anche Hijri: è basato sulle fasi lunari, ha una lunghezza di 354 o 355 giorni e parte da venerdì 16 luglio 622, giorno dell'Egira, il trasferimento di Maometto e dei suoi seguaci dalla Mecca a Medina (attualmente per gli islamici siamo nell'anno 1442, iniziato il 20 agosto scorso) e la creazione della prima comunità di fedeli.

Il calendario definisce il succedersi delle feste e dei rituali islamici. A partire naturalmente dal mese del Ramadan, il periodo di digiuno rituale (che viene anticipato ogni anno di circa 11 giorni rispetto al calendario solare). Da notare che anche nei Paesi islamici stipendi, affitti e altre scadenze civili vengono regolate secondo la scansione temporale in uso in Occidente. Iran e Afghanistan adottano, invece, a scopi civili, un calendario solare che inizia all'equinozio di primavera (Nowruz) e che affonda le sue radici nell'Iran preislamico e nella tradizione del culto zoroastriano. In Iran è una festa (non religiosa) del tutto paragonabile al capodanno occidentale

Inizia invece dalla creazione del mondo il calendario ebraico: i calcoli rabbinici la fissano esattamente a 5781 anni fa.

Il calendario è, come si dice, lunisolare: è basato cioè sulla lunghezza della fasi lunari. Aggiungendo, però, di tanto in tanto un mese (i tecnici parlano di intercalazione), secondo un ciclo stabilito di 19 anni, riesce a mantenersi più o meno in linea con quello solare. Più o meno, però, perché rimane 6 minuti e 40 secondi più lungo e dunque perde un giorno ogni 216 anni.

Lunisolare è anche il calendario cinese, già in uso ai tempi di Marco Polo e utilizzato fino alla caduta del governo imperiale nel 1912. Anche in questo caso la vita civile è governata dal calendario gregoriano, ma la tradizionale suddivisione del tempo definisce le date delle festività come il Capodanno o la Festa delle lanterne, importanti e celebrate non solo dai cinesi della madrepatria ma anche da quelli della diaspora. In più a ogni anno, secondo un ciclo di 12 anni, è associato un animale, a cui la tradizionale superstizione attribuisce significati di buono o cattivo augurio. Lo stesso accade per le date all'interno dell'anno a cui vengono attribuiti auspici di segno diverso.

La suddivisione del tempo è particolare anche nel senso che è tra le poche a non prevedere un conteggio infinito di anni, ma è basata su cicli di 60 anni che ai tempi dell'impero venivano fatti iniziare dall'ascesa al trono di un nuovo sovrano o dalla dichiarazione dell'imperatore che proclamava l'inizio di una nuova era. La prima, storicamente confermata, è quella della dinastia Jianyuan, nel 140 avanti Cristo.

venerdì 27 dicembre 2013

Alla ricerca dell'impossibile. Ecco le mappe del Paradiso

tratto da Il Giornale del 24 dicembre 2012


La British Library pubblica un "atlante" illustrato con tutte le carte dell'Eden: in Persia era un parco di caccia, nel '400 era in Africa

di Aridea Fezzi Price

 

Nostalgia e utopia necessaria all'uomo, sempre altrove, inaccessibile, fuori dal tempo, nella storia della nostra civiltà il Paradiso è stato oggetto di continua ricerca non solo metaforicamente, ma anche come luogo reale potenzialmente identificabile sulla superficie della terra.
Alessandro Scafi, uno studioso appassionato dell'arte della cartografia che insegna Storia della cultura del Medioevo e del Rinascimento al Warburg Institute di Londra da anni si dedica a tappeto allo studio delle mappe del Paradiso esplorando la millenaria ricerca dell'Eden nella tradizione giudeo cristiana senza tralasciare la visione del firdaws e del jannah dell'islam. È nell'antico impero persiano che affondano le radici del termine paradiso: «paridaiza» indicava un parco di caccia per le elites reali, e in seguito «parádeisos» un vasto campo con ruscelli, alberi, fiori e animali per i piaceri dell'aristocrazia. Crollato il grande impero di Ciro sotto la sferza di Alessandro Magno, l'eredità semantica sopravvisse nell'Egitto ellenistico e romano con il greco e l'ebraico in virtù delle traduzioni ordinate da Tolomeo II Filadelfo per arricchire la grande biblioteca di Alessandria, e così fino al «parádeisos en Edem» della Genesi. Radicalmente diverse dalle mappe moderne, fondendo insieme diverse dimensioni temporali - classiche, bibliche, contemporanee - e unendo geografia e storia, le mappae mundi medievali si ponevano come strumenti di meditazione e di arricchimento morale, di qui la difficoltà a descrivere il fascino immenso di queste carte che sotto la lente di ingrandimento costituiscono ognuna e in ogni dettaglio una visione diversa del mondo.
Ci riesce brillantemente Scafi nella sua coltissima rassegna delle Maps of paradise pubblicata in un'elegante edizione illustrata dalla British Library di Londra (pagg. 176, sterline 20). Lo studioso ha compresso anni di ricerche in un erudito distillato di geografia sacra corredando ogni capitolo di un ricco apparato bibliografico.
Emblematica la complessa Hereford Mappa Mundi inglese, attribuita a Richard of Haldingham, un'opera tracciata intorno al 1300 che dipinge un vasto mondi di mostri e meraviglie della natura attingendo a fonti tardo classiche, Plinio in particolare, per illustrare il procedere della «storia» partendo dal paradiso rappresentato come principio in oriente, al mare Mediterraneo che forma l'asse centrale della parte inferiore occidentale della mappa. Della stessa epoca la Ebstorf Mappa Mundi (Germania del Nord) in cui il Giardino dell'Eden è rappresentato in un rettangolo nella parte superiore della carta e che illustra Adamo ed Eva, i quattro fiumi, l'Albero della conoscenza del bene e del male. Affascinante la mappa Catalan Estense (1450-60) in cui l'autore rappresenta l'Eden lungo l'equatore nel Corno d'Africa. In quegli stessi anni il monaco veneziano Fra' Mauro suggerisce l'inaccessibilitá del paradiso come «altrove» ponendo l'Eden in un tondo all'esterno della sua mappa del mondo.
Con la Riforma e la diffusione della geografia tolemaica ritenuta perduta nell'Europa occidentale fino al XV secolo, la funzione cartografica cambia. Con il rapporto spazio tempo definito matematicamente le mappe tolemaiche ignoravano la dimensione storica per prediligere la geografia, come esemplficato nella mappa di Ulm di Lienart Holle, Cosmographia del 1486. I mutamenti teologici incidono sulla rappresentazione del paradiso, per Lutero dopo la Caduta e la maledizione di Dio il giardino dell'Eden è perduto per l'uomo, annullato dal diluvio universale. Dal '500 l'interesse per la geografia sacra si rinnova soprattutto nei circoli protestanti per illustrare alla lettera la Bibbia avviando un nuovo genere cartografico non meno affascinante e intensificando l'antico dibattito sulla ricerca dell'impossibile.