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giovedì 6 gennaio 2022

Le sciamane, IL SEGRETO DELLA GRANDE MADRE

tratto da InsideOver: https://it.insideover.com/reportage/donne/le-sciamane.html

Testo di Valeria Gradizzi, Morena Luciani Russo

Foto di Valeria Gradizzi

30 AGOSTO 2020


Gli ultimi raggi di sole sfiorano le foglie del bosco. Scintille di fuoco, leggere, si alzano verso il cielo. La brace si gonfia, passando dal grigio al rosso. Sono gli ultimi respiri del legno. Gli elementi del mondo si incontrano e si consumano. L’alto scende verso il basso. Il basso sale verso l’alto. La natura si muove in un ciclo continuo. Non esiste un inizio, non esiste una fine. C’è solo la natura.

Dal bosco appaiono alcune donne, i cui volti sono incorniciati da veli leggeri. Portano tamburi e maschere. Si inginocchiano. È il segno che il rito può iniziare. Una nenia, prima leggera e poi sempre più forte, rompe il silenzio. Il ritmo diventa sempre più concitato. La voce si mischia alle percussioni in un unico suono. I corpi iniziano a danzare con movimenti sfrenati. È il climax. È l’estasi più pura. Le donne si uniscono alla natura, la Grande Madre.

È lei a sussurrare magiche parole a queste donne, in un dialogo continuo. Si torna ad ascoltare la realtà che le circonda: “Una voce – ci spiegano – riunisce donne e uomini intorno al sistema di conoscenza e guarigione più antico al mondo”. I tamburi suonano. I corpi danzano. L’estasi tocca tutti.

Le mani sfiorano tutto ciò che le circonda: gli alberi, l’erba, l’acqua. Tutti ricordi di un mondo ancestrale in cui gli uomini e le donne veneravano la Grande Madre, che era tutto: era la terra che calpestavano, le stelle che fissavano per interrogarsi sul mistero, l’acqua che li dissetava, il fuoco che li riscaldava. Era possibile toccarla, la Grande Madre. Toccandola le si sfiorava anche l’anima. Nasce così lo sciamanesimo. Si può dare forma a ciò che è allo stesso tempo l’essenza del materiale e dell’immateriale? Il suo corpo, così ricco, comincia ad essere inciso sulla roccia. Vasi vengono realizzati e templi innalzati. Mentre si diffonde, la natura diventa il centro di tutto. Era questo il mondo che era possibile vivere e osservare due millenni fa.

I riti della Grande Madre sono poco alla volta scomparsi. Il mondo era cambiato per sempre. Pochi fedeli hanno continuato a praticarli e a trasmetterli fino ai giorni nostri. Semplici danze e parole arcaiche che nascondono significati segreti e che hanno il potere di collegare, ancora una volta, gli essere umani alla natura. Per le donne che intraprendono la via sciamanica, l’umanità deve riscoprire la vera dimensione del sacro per rivolgersi a quella Madre cancellata, a loro dire, dal “genocidio delle culture antico-europee e mediterranee” che avrebbe condotto alla sottomissione della donna.

Qui il grande nodo: riscoprire la Terra, e riscoprire la saggezza femminile, che si nutre di pratiche di spiritualità orientate alla Terra e ai suoi cicli naturali. Pratiche rituali collettive che sradicano la realtà dei nostri tempi, rovesciando i valori su cui si fonda la nostra società. A partire dalla donna e dalla natura, teatro mistico di questi riti arcaici e dove da secoli l’uomo fugge.

Ma nella via sciamanica il percorso è verso l’origine: non si fugge più da quel bosco di cui ci hanno insegnato ad avere paura, ma si percorrono i suoi sentieri, i suoi cicli, si incontrano i suoi animali “portatori di Vita e di Morte”, si riscopre un mondo nascosto, sotterraneo, e si cerca un’altra via. E un’altra vita


mercoledì 21 febbraio 2018

UFO: IL PROGRAMMA SEGRETO DEL PENTAGONO

tratto da L'Opinione del 18 dicembre 2017

di Redazione

Il dipartimento della Difesa Usa ha continuato ad indagare sugli Ufo sino a cinque anni fa, quando ha messo fine ai finanziamenti di un programma avviato nel 2007, per un totale di 22 milioni di dollari. Il Pentagono ha ammesso ora, per la prima volta, l’esistenza del programma, che non era classificato ma era noto solo a una ristretta cerchia di persone. Lo rivelano alcuni media americani. Gli Ufo sono stati ripetutamente al centro di indagini per decenni negli Stati Uniti, anche da parte dell’esercito americano. Nel 1947 l’aviazione cominciò una serie di studi per far luce su oltre 12mila presunti oggetti non identificati prima di mettere la parole fine nel 1969. Il programma, che comprendeva uno studio denominato Project blue Book, aveva concluso che la maggioranza degli avvistamenti erano stelle, nuvole, aerei convenzionali o velivoli spia, benché 701 rimasero senza spiegazione. Ma nessuno, o pochissimi, sapevano che il Pentagono aveva lanciato un nuovo programma dieci anni fa, battezzato “Advanced Aerospace Threat Identification Program”.

Inizialmente fu ampiamente finanziato su richiesta di Harry Reid, all’epoca leader della maggioranza democratica al Senato e appassionato di fenomeni spaziali. Gran parte dei soldi finirono ad una società di ricerca aerospaziale di un magnate suo amico e sostenitore elettorale, Robert Bigelow, che attualmente lavora con la Nasa e che si è detto “assolutamente convinto” che gli alieni esistano e che gli Ufo abbiano visitato la Terra. I fenomeni aerei non identificati sono stati riportati da piloti e altri militari, secondo cui quello che avevano visto sfidava le leggi della fisica, con oggetti che si muovevano ad alte velocità senza segni visibili di propulsione o che volteggiavano senza apparenti mezzi per alzarsi in volo. Una delle possibili teorie per spiegare tali fenomeni, secondo un ex membro dello staff parlamentare, è che ci fosse una potenza straniera, forse la Russia o la Cina, che aveva sviluppato tecnologie di nuova generazione che potevano minacciare gli Usa. Ma nessuna prova è stata prodotta. Tanto che nel 2012 sono stati interrotti i finanziamenti.

“Fu deciso che c’erano altre e più alte priorità che meritavano di essere finanziate e fu nel migliore interesse del dipartimento della Difesa fare un cambiamento”, ha spiegato un portavoce del Pentagono, Thomas Crosson. Eppure Luis Elizondo, l’ufficiale dell’intelligence militare che ha gestito il programma al quinto piano dell’anello C del Pentagono, sostiene di aver continuato a lavorare - fuori dal Pentagono - con dirigenti della Marina e della Cia sino allo scorso ottobre, quando ha scritto una lettera di dimissioni polemica al ministro della Difesa, James Mattis. “Perché non investiamo più tempo e più sforzi su questa questione?”, ha chiesto, lamentandosi della eccessiva segretezza e dell’opposizione interna che caratterizzava il programma.


sabato 17 febbraio 2018

La compagnia aerea “segreta” che può far scalo nell’area 51

tratto da Il Giornale del 26 ottobre 2017

di DAVIDE BARTOCCINI

Sull’Area 51, la base top-secret americana che si estende per oltre 26mila chilometri quadrati nel Nevada, si è scritta qualsiasi cosa, dando luogo a miti e congetture (in gran parte smentite); quello che però ha nuovamente incuriosito gli osservatori più attenti e che ancora non è ben noto, è la ricorrenza degli ‘scali’ sulle sue piste di una compagnia aerea che potreste tranquillamente trovare nel parcheggio accanto all’aereo di linea sul quale viaggiavate per andare a Las Vegas: la Janet Airlines; una compagnia aerea ‘altamente classificata’ dalle insegne ‘civili’ che opera alle dipendenze della United States Air Force con base al McCarran International Airport (LAS).

Livrea bianca con una vistosa ‘cheatline’ rossa e una targa alfanumerica appena visibile nella parte posteriore della fusoliera compare infatti sui bireattori di linea Boeing 737-600 ‘Next generation’ – capaci di trasportare fino a 189 passeggeri – che compongono una flotta 11 apparecchi insieme a 5 bimotori turboelica ‘utility’ Beechcraft 1900 ‘Airliner’ e Beechcraft 200Cs ‘Super King Air’ – capaci di trasportare 15/20 passeggeri – che però hanno la cheatline blu.

Il nome della compagnia, che fa tratte su alcune delle più inaccessibili basi delle forze armate statunitensi dove si svolgono programmi di ‘ricerca e sviluppo’ altamente classificati sarebbe l’acronimo di “Joint Air Network For Employee Trasportation” ma secondo molti deriverebbe ufficiosamente da “Just Another Non-Existent Terminal”, espressione traducibile in “Solo un altro capolinea che non esiste”.

Gestita dalla AECOM Technology Corporation, una multinazionale privata con base a Los Angeles che opera nel settore difesa che ha acquisito la URS Corporation alla quale prima faceva capo, la compagnia volerebbe dal 1972 reclutando ex-piloti militari con grande esperienza di volo e la capacità di saper tenere la ‘bocca chiusa’. Oggi reclutamento dei piloti, che non devono essere per forza ‘militari’, tende ad essere estremamente selettivo e sottolinea il requisito fondamentale della riservatezza: trattandosi di rotte che attraversano lo spazio aereo e fanno scalo in siti Top-secret.

Chi vola su Jenet?

Se si esamina il profilo della URS Corportation (United Research Services co.), sussidiaria del governo operante dal 1951 acquisita dalla AECOM nel 2014, si scopre facilmente la connessione tra questa ‘contracotr’, NASA e U.S. Air Force. La compagnia avrebbe realizzato infatti opere di costruzione per 4.200 acri presso il Kennedy Space Center oltre 20.000 strutture ‘a specifico uso missione’ per l’agenzia spaziale americana e per la sua forza aerea degli Stati Uniti. Come compare chiaro sul sito della AECOM questa ‘contractor’ pianifica e sviluppa ‘nuove città’, quindi con buone probabilità ha un vettore ‘proprio’ che trasporta gli uomini che hanno ideato, costruito, e  forse devo ristrutturare i siti più segreti degli Stati Uniti d’America.

Le Basi sulle rotte della Jenet

Molte informazioni sul vettore ‘Janet’ sono state raccolte – a dispetto della sua estrema segretezza – grazie all’applicazione FlightRadar24: che traccia le rotte degli aerei con transponder attivo e già in passato ha svelato coordinate e rotta di velivoli militari compresi gli aerei spia russi Tu-214R, gli aerei spia della Royal Air Force RC-135 ‘Rivet Joint’ o alcuni droni ‘Global Hawk’ dell’USAF decollati in ‘gran segreto’ dalla base NATO di Sigonella. Nel caso dei 737-66N della Janet si sono individuate rotte che portano a siti dotati di piste aere dove si sono svolte in passato – forse si svolgono tutt’ora – ricerche e sviluppo per i ‘black project’ (progetti al più alto livello di segretezza n.d.r.). Le tappe principali sono state identificate nella vicina Area 51: dove sono stati avvistati per tutta la durata della ‘guerra fredda’ e oltre oggetti volanti non identificati (UFO) che poi si sono rivelati jet sperimentali come gli aerei spia supersonici del programma OXCART (Lockheed YF-12A e precedenti) e ‘Have Blue’ che ha portato alla sviluppo del bombardiere stealth F-117; e la base Plant 42, quartier generale dello Space Shuttle e del bombardiere strategico stealth B-2 ‘Spirit’. Un’altro dei ‘Non-Existent Terminal’ è la Tonopah Test Range dove l’USAF ha testato le capacità del sistema missilistico terra-aria a lungo raggio di fabbricazione sovietica S-300.

Alla luce di questi dati è proprio il caso di ripetere lo slogan d’ispirazione bellica che tempo fa venne promosso dall’USAF in seguito a una fuga di informazioni sui social : “Loose Tweets Destroy Fleets” – “Lasciarsi sfuggire tweet [riferito al personale USAF] distrugge flotte” – e se non le distrugge le smaschera.

sabato 17 settembre 2016

Del segreto iniziatico

In collaborazione con la rivista Lettera E Spirito: http://acpardes.com/letteraespirito/del-segreto-iniziatico/

di René Guénon(*)

Sebbene abbiamo già indicato qual è la natura essenziale del segreto iniziatico[1], dobbiamo portare ulteriori precisazioni in proposito, allo scopo di distinguerlo, senza possibilità di equi­voci, da tutti gli altri generi di segreti più o meno esteriori che s’incontrano nelle molteplici organizzazioni che, per questa ragione, sono dette “segrete” nel senso più generale. Abbiamo detto, infatti, che questa designazione, per noi, significa unicamente che tali organizzazioni pos­siedono un segreto, qualunque ne sia la natura, e anche che, secondo il fine che esse si propon­gono, questo segreto può naturalmente vertere sulle cose più diverse e assumere le forme più svariate; ma, in tutti i casi, qualunque segreto che non sia il segreto propriamente iniziatico ha sempre un carattere convenzionale; con ciò intendiamo dire che non è tale se non in virtù di una convenzione più o meno esplicita, e non per la natura stessa delle cose. Al contrario, il segreto iniziatico è tale perché non può non esserlo, poiché consiste esclusivamente nell’“inesprimibile”, il quale, di conseguenza, è necessariamente anche l’“incomunicabile”; e così, se le organizza­zioni iniziatiche sono segrete, in esse tale carattere non ha più nulla d’artificiale e non risulta da alcuna decisione più o meno arbitraria da parte di chicchessia. Questo punto è dunque parti­colarmente importante per ben distinguere, da un lato, le organizzazioni iniziatiche da tutte le altre organizzazioni segrete qualunque, e dall’altro, nelle stesse organizzazioni iniziatiche, quel che costituisce l’essenziale da tutto ciò che può venire ad aggiungervisi accidentalmente; quindi dobbiamo ora dedicarci a svilupparne un po’ le conseguenze.
La prima di queste conseguenze, che peraltro abbiamo già indicato precedentemente, è che, mentre ogni segreto d’ordine esteriore può sempre essere tradito, solo il segreto iniziatico non può mai esserlo in alcuna maniera, poiché, in se stesso e in qualche modo per definizione, è inaccessibile e inafferrabile ai profani e non può da essi venir penetrato, la sua conoscenza non potendo essere che la conseguenza dell’iniziazione stessa. In effetti, questo segreto è di tal na­tura che le parole non possono esprimerlo; è per questo, come spiegheremo più completamente in seguito, che l’insegnamento iniziatico non può far uso che di riti e di simboli, i quali sugge­riscono piuttosto che non esprimano nel senso ordinario della parola. Per l’esattezza, quel che è trasmesso con l’iniziazione non è il segreto in sé, poiché esso è incomunicabile, ma l’influenza spirituale che ha i riti come veicolo, e che rende possibile il lavoro interiore per mezzo del quale, prendendo i simboli come base e come supporto, ciascuno coglierà tale segreto e lo penetrerà più o meno completamente, più o meno profondamente, secondo la misura delle proprie possibilità di comprensione e di realizzazione.
Checché si possa pensare delle altre organizzazioni segrete, non si può perciò, in ogni caso, rimproverare alle organizzazioni iniziatiche d’avere questo carattere, poiché il loro segreto non è qualcosa che esse nascondano volontariamente per ragioni qualsiasi, legittime o no, e sempre più o meno soggette a discussione e ad apprezzamento come tutto quel che procede dal punto di vista profano, bensì qualcosa che non è in potere di nessuno, quand’anche lo volesse, svelare e comunicare ad altri. Quanto al fatto che queste organizzazioni siano “chiuse”, vale a dire che non ammettono tutti indistintamente, esso si spiega semplicemente con la prima delle condi­zioni dell’iniziazione quali abbiamo esposte in precedenza, ossia per la necessità di possedere certe “qualificazioni” particolari, in assenza delle quali alcun beneficio reale potrebbe essere tratto dal ricollegamento a una tale organizzazione. Per di più, quando questa diviene troppo “aperta” e insufficientemente rigorosa a tale riguardo, corre il rischio di degenerare a causa dell’incomprensione di coloro che così ammette sconsideratamente, e che, soprattutto quando divengono la maggioranza, non mancano d’introdurvi ogni sorta di vedute profane e di deviare la sua attività verso scopi che non hanno niente in comune con il dominio iniziatico, come si vede anche troppo bene in ciò che, ai nostri giorni, ancora sussiste in quanto a organizzazioni di questo genere nel mondo occidentale.
Così, ed è una seconda conseguenza di quel che abbiamo enunciato all’inizio, il segreto iniziatico in se stesso e il carattere “chiuso” delle organizzazioni che lo detengono (o, per parlare più esattamente, che detengono i mezzi con i quali è possibile a coloro che sono “qualificati” d’avervi accesso) sono due cose del tutto distinte e che non devono in nessun modo essere confuse. Per quanto riguarda il primo, significa disconoscerne totalmente l’essenza e la portata l’invocare delle ragioni di “prudenza” come talvolta si fa; per il secondo, invece, che peraltro riguarda la natura degli uomini in generale e non quella dell’organizzazione iniziatica, si può fino a un certo punto parlare di “prudenza”, nel senso che, con ciò, quest’organizzazione si difende, non contro delle “indiscrezioni” impossibili quanto alla sua natura essenziale, ma contro quel pericolo di degenerazione di cui abbiamo appena parlato; né si tratta della ragione primaria, quest’ultima non essendo altro che la perfetta inutilità d’ammettere delle individualità per le quali l’iniziazione non sarebbe mai altro che “lettera morta”, vale a dire una formalità vuota e senz’alcun effetto reale, poiché esse sono in qualche modo impermeabili all’influenza spirituale. Quanto alla “prudenza” nei confronti del mondo esterno, come la s’intende il più delle volte, non può essere che una considerazione affatto accessoria, ancorché sia sicuramente legittima in presenza di un ambiente più o meno coscientemente ostile, l’incomprensione pro­fana fermandosi raramente a una sorta d’indifferenza e tramutandosi fin troppo facilmente in un odio le cui manifestazioni costituiscono un pericolo che non ha certo niente d’illusorio; ma questo non può tuttavia colpire l’organizzazione iniziatica in sé, la quale, in quanto tale, è, come abbiamo detto, veramente “inafferrabile”. Così le precauzioni a questo riguardo s’imporranno quanto più tale organizzazione sarà già più “esteriorizzata”, dunque meno puramente iniziatica; è peraltro evidente che è soltanto in questo caso che essa può arrivare a trovarsi in diretto contatto con il mondo profano, che, altrimenti, non potrebbe che ignorarla in modo puro e semplice. Non parleremo qui di un pericolo d’ordine diverso, che può risultare dall’esistenza di ciò che abbiamo chiamato la “contro-iniziazione”, e al quale semplici misure esteriori di “prudenza” non possono peraltro ovviare; queste non valgono che contro il mondo profano, le cui reazioni, lo ripetiamo, sono da temere soltanto perché l’organizzazione ha assunto una forma esteriore analoga a quella di una “società” o è stata trascinata più o meno completamente in un’azione esercitantesi al di fuori del dominio iniziatico, tutte cose il cui carattere non può essere considerato che semplicemente accidentale e contingente[2].
Arriviamo così a far emergere un’ulteriore conseguenza della natura del segreto iniziatico: può accadere infatti che, oltre a questo segreto che solo le è essenziale, un’organizzazione iniziatica possieda anche secondariamente, e senza per questo perdere in nessun modo il suo carattere proprio, altri segreti che non sono dello stesso ordine, ma di un ordine più o meno esteriore e contingente; e sono questi segreti puramente accessori che, essendo necessariamente i soli ad apparire agli occhi dell’osservatore esterno, saranno suscettibili di provocare diverse confusioni. Questi segreti possono provenire dalla “contaminazione” di cui abbiamo parlato, intendendo con ciò l’aggiunta di fini che non hanno nulla di iniziatico, e ai quali può peraltro esser data un’importanza più o meno grande, poiché, in questo genere di degenerazione, tutti i gradi sono evidentemente possibili; ma non sempre le cose stanno così, e può anche essere che simili segreti si riferiscano ad applicazioni contingenti, ma legittime, della stessa dottrina iniziatica, applicazioni che si giudica opportuno “riservare” per ragioni che possono essere assai diverse, e andrebbero determinate in ciascun caso particolare. I segreti a cui stiamo alludendo sono, in special modo, quelli che concernono le scienze e le arti tradizionali; quel che nel modo più generale si può dire al proposito, è che, non potendo tali scienze e tali arti essere veramente comprese al di fuori dell’iniziazione in cui hanno il loro principio, la loro “volgarizzazione” potrebbe avere solo degli inconvenienti, giacché essa comporterebbe inevitabilmente una defor­mazione o addirittura uno snaturamento, del genere di quello che ha precisamente dato origine alle scienze e alle arti profane, come abbiamo esposto in altre occasioni.
In questa stessa categoria di segreti accessori e non essenziali, si deve annoverare anche un altro genere di segreto che esiste in maniera molto generale nelle organizzazioni iniziatiche, e che è quello che occasiona più comunemente, nei profani, quell’equivoco su cui abbiamo pre­cedentemente attirato l’attenzione: tale segreto è quello che verte, sia sull’insieme dei riti e dei simboli in uso in tale organizzazione, sia, più particolarmente ancora, e anche in maniera più ri­gorosa di solito, su certe parole e certi segni da essa impiegati come “mezzi di riconoscimento”, per permettere ai suoi membri di distinguersi dai profani. Va da sé che ogni segreto di tale natura non ha che un valore convenzionale e tutto relativo, e che, per il fatto stesso di concer­nere delle forme esteriori, può sempre essere scoperto o tradito, il che peraltro, rischierà, del tutto naturalmente, di verificarsi tanto più facilmente quanto più si tratterà di un’organizzazione meno rigorosamente “chiusa”; si deve anche insistere su questo, che non solamente tale segreto non può in alcun modo essere confuso con il vero segreto iniziatico, salvo che da coloro che non hanno la minima idea della natura di quest’ultimo, ma che non ha neppure nulla d’essenziale, cosicché la sua presenza o assenza non possono essere invocate per definire un’organizzazione in quanto in possesso di un carattere iniziatico o come priva di esso. In realtà, la stessa cosa, o qualcosa d’equivalente, esiste anche nella maggior parte delle altre organizzazioni segrete qua­lunque, senza nulla d’iniziatico, benché le ragioni ne siano allora differenti: può trattarsi, sia d’imitare le organizzazioni iniziatiche nelle loro apparenze più esteriori, com’è il caso per le organizzazioni da noi qualificate pseudo-iniziatiche, o addirittura per certi raggruppamenti fan­tasiosi che non meritano neppure tale nome, sia molto semplicemente di garantirsi quanto possi­bile contro le indiscrezioni, nel senso più comune della parola, come accade soprattutto per le associazioni di scopo politico, ciò che si capisce senza la minima difficoltà. D’altra parte, l’esistenza di un segreto di questo genere non ha, per le organizzazioni iniziatiche, niente di necessario; anzi ha in esse un’importanza tanto meno grande quanto più puro e più elevato è il loro carattere, poiché esse sono allora tanto più svincolate da tutte le forme esteriori e da tutto quanto non è veramente essenziale. Accade perciò questo, che può sembrare paradossale a prima vista, ma che è invece in fondo molto logico: l’impiego di “mezzi di riconoscimento” da parte di un’organizzazione è una conseguenza del suo carattere “chiuso”; ma, in quelle che sono precisamente le più “chiuse” di tutte, tali mezzi si riducono fino a scomparire talvolta intera­mente, poiché allora non ve n’è più bisogno, la loro utilità essendo direttamente legata a un certo grado d’“esteriorità” dell’organizzazione che vi ha ricorso, e raggiungendo in qualche modo il suo massimo quando quest’ultima rivesta un aspetto “semi-profano”, del quale la forma “societaria” è l’esempio più tipico, poiché è allora che le sue occasioni di contatto con il mondo esteriore sono le più estese e molteplici, e, di conseguenza, più le importa di distinguersi da questo con dei mezzi che siano anch’essi d’ordine esteriore.
L’esistenza di un tale segreto esteriore e secondario nelle organizzazioni iniziatiche più diffuse si giustifica peraltro ancora con altre ragioni: certuni gli attribuiscono soprattutto un ruolo “pedagogico”, se così è permesso esprimersi; in altri termini, la “disciplina del segreto” costituirebbe una sorta d’“allenamento” o d’esercizio che rientra nei metodi propri a queste organizzazioni; e, a questo proposito, in essa si potrebbe vedere in qualche modo come una forma attenuata e ridotta della “disciplina del silenzio” che era in uso in certe scuole esoteriche antiche, segnatamente presso i Pitagorici[3]. Questo punto di vista è sicuramente giusto, a condi­zione di non essere esclusivo; e va notato che, sotto questo rapporto, il valore del segreto è completamente indipendente da quello delle cose sulle quali verte; il segreto mantenuto sulle cose più insignificanti avrà, in quanto “disciplina”, esattamente la stessa efficacia di un segreto realmente importante di per se stesso. Questa dovrebbe essere una risposta sufficiente ai profani che, a tal proposito, accusano le organizzazioni iniziatiche di “puerilità”, non comprendendo peraltro che le parole o i segni sui quali il segreto è imposto hanno un proprio valore simbolico; se essi sono incapaci d’arrivare fino a considerazioni di quest’ultimo ordine, quella che abbiamo appena indicata è almeno alla loro portata e non richiede certo un grandissimo sforzo di comprensione.
Ma, vi è, in realtà, una ragione più profonda, basata precisamente su quel carattere simbolico che abbiamo appena menzionato, e che fa sì che quelli che si chiamano “mezzi di riconosci­mento” non siano solamente questo ma anche, allo stesso tempo, qualcosa di più: si tratta veramente di simboli come tutti gli altri, il cui significato dev’essere meditato e approfondito allo stesso titolo, e che fanno così parte integrante dell’insegnamento iniziatico. È così d’altron­de per tutte le forme impiegate dalle organizzazioni iniziatiche, e, più generalmente ancora, da tutte quelle che hanno un carattere tradizionale (ivi comprese le forme religiose): esse sono sempre, in fondo, altra cosa che quel che paiono dal di fuori, anzi è questo che le distingue essenzialmente dalle forme profane, in cui l’apparenza esteriore è tutto e non ricopre alcuna realtà d’altro ordine. Da questo punto di vista, il segreto di cui si tratta è esso stesso un simbolo, quello del vero segreto iniziatico, il che è evidentemente ben più di un semplice mezzo “pedagogico”[4]; ma, beninteso, qui come altrove, il simbolo non dev’essere in alcun modo confuso con ciò che è simboleggiato, ed è questa la confusione che commette l’ignoranza profana, poiché essa non sa vedere quel che v’è dietro l’apparenza, e non concepisce neppure che possa esservi qualcosa d’altro da quel che cade sotto i sensi, il che equivale praticamente alla negazione pura e semplice di ogni simbolismo.
Infine, indicheremo un’ultima considerazione che potrebbe dar luogo ad altri sviluppi anco­ra: il segreto d’ordine esteriore, nelle organizzazioni iniziatiche in cui esiste, fa propriamente parte del rituale, poiché quel che ne è l’oggetto è comunicato, sotto l’obbligo corrispondente del silenzio, nel corso stesso dell’iniziazione a ciascun grado o come conclusione di quest’ultima. Tale segreto costituisce perciò, non solamente un simbolo come abbiamo appena detto, ma anche un vero e proprio rito, con tutta la virtù propria che è inerente a questo come tale; e del resto, in verità, il rito e il simbolo sono, in tutti i casi, strettamente legati dalla loro stessa natura, come dovremo spiegare più diffusamente nel seguito.


* R. Guénon, Aperçus sur l’Initiation, Édition Traditionnelles, Paris, 1946, cap. XIII: Du secret initiatique.

[1] Vedere anche Le Règne de la Quantité et les Signes des Temps, cap. XII.
[2] Ciò che diciamo qui si applica al mondo profano ridotto a se stesso, se così ci si può esprimere; ma è opportuno aggiungere che in certi casi esso può anche servire come strumento incosciente per un’azione esercitata dai rappresentanti della “contro-iniziazione”.
[3] Disciplina secreti o disciplina arcani, si diceva anche nella Chiesa cristiana dei primi secoli, ciò che sembrano dimenticare certi nemici del “segreto”; ma occorre notare che, in latino, la parola disciplina ha il più delle volte il senso d’“insegnamento”, che è peraltro il senso etimologico, e anche, per derivazione, quello di “scienza” o di “dottrina”, mentre quel che in francese è chiamato “disciplina” non ha che un valore di mezzo preparatorio in vista di un fine che può essere di conoscenza come è qui il caso, ma che può anche essere di tutt’altro ordine, ad esempio semplicemente “morale”; è proprio in quest’ultimo modo che, di fatto, lo si intende più comunemente nel mondo profano.
[4] Si potrebbe, se si volesse entrare un poco nel dettaglio a tale proposito, notare ad esempio che le “parole sacre” che non devono mai essere pronunciate sono un simbolo particolarmente netto dell’“inef­fabile” o dell’“inesprimibile”; si sa d’altronde che qualcosa di simile si trova talvolta perfino nell’exote­rismo, ad esempio per il Tetragramma nella tradizione ebraica. Si potrebbe anche mostrare, nello stesso ordine d’idee, che certi segni sono in rapporto con la “localizzazione”, nell’essere umano, dei “centri” sottili il cui “risveglio” costituisce, secondo certi metodi (segnatamente i metodi “tantrici” nella tradizione indù), uno dei mezzi d’acquisizione della conoscenza iniziatica effettiva.

martedì 25 agosto 2015

Siva, la tradizione segreta, la montagna e la gnosi

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: http://micheleleoneblog.blogspot.it/2015/08/siva-la-tradizione-segreta-la-montagna.html

di Michele Leone

“Ora che l’umanità è quasi tutta fissata in concezioni di carattere dualistico, bisogna che la tradizione segreta non si interrompa”. Questo si proponeva il supremo Siva, allorché un giorno, mosso dal desiderio di soccorrere gli uomini, si chinò grazioso sopra Vasugupta in sogno e ne dischiuse l’intuizione. “Su questa montagna, in una grande roccia, è custodito l’insegnamento segreto. Dopo averlo penetrato manifestalo a quelli che sono atti a ricevere la grazia”. Vasugupta, risvegliatosi, si mise in cerca sino a che giunse al cospetto di questa grane roccia la quale, a conferma del sogno, al solo tocco della mano ruotò su se stessa. In questo modo entrò in possesso degli Sivasutrà, compendio delle dottrine segrete di Siva. Dopo averli penetrati fino in fondo li rivelò ai suoi degni discepoli, primo tra tutti Bhatta Kallata, e li riassunse nelle Spandakarika. (Vasugupta, Sivasutra, con il commento di Ksemaraja, trad. it. intr. e commento di Raffaele Torella, Ubaldini Editore, Roma 1979)
Se sostituissimo i nomi, che per l’occidente sono esotici con nomi più vicini al nostro immaginario, non sarebbe difficile far passare questo testo per un racconto medievale o anteriore. La vicinanza con lo Mazdismo o lo Gnosticismo possono essere evidenti. Questa, è solo una ipotesi, quasi un gioco. Il “mito” della montagna e di una o più pietre con su incisi, comandamenti, aforismi, epigrammi ecc., non è cosa nuova come non lo è la ricerca dell’unità che trascende i movimenti dualistici. Se i simboli della pietra e della montagna sono simboli Archetipici, senza voler entrare in questa sede nel significato attribuito al simbolo o a ciò che è archetipico è importante rilevare un elemento comune a molte culture, elemento che soprattutto in occidente e nella decadente cultura contemporanea è il grimaldello dei detrattori delle scienze ermetiche: il segreto.
            Il segreto, quello della Tradizione è un segreto che per sua natura non può essere svelato ma, al massimo tramandato. Coloro che sono chiamati a detenerlo, gli eletti, nel senso di scelti, hanno tutti superato delle prove od hanno delle determinate caratteristiche psichiche o animiche a seconda del vocabolario o della formazione culturale di riferimento. Detenere il segreto, che per estensione è segreto iniziatico, impone la sua penetrazione. Per penetrare il Segreto sono necessarie la coscienza, la consapevolezza, l’unione di quanto è frammentato nell’individuo (altrove tornerò a più riprese sul rapporto “erotico” tra maschile e femminile). Solo dopo aver compreso e compenetrato il segreto si assume una seconda obbligazione tradizionale, che non è come molti immaginano la sua custodia, ma piuttosto la sua trasmissione.
            Che si volga lo sguardo ad Oriente o ad Occidente, che si guardino le stelle o le profondità della coscienza/anima degli uomini, il segreto che si rischia di scoprire è così destabilizzante, che non può essere una via seguita dai più.
            In questi ultimi decenni, forse per coloro che camminano la Via, sono diminuiti i pericoli ma, per certo sono aumentate le difficoltà e le distrazioni.
Gioia – Salute – Prosperità

venerdì 1 novembre 2013

Esoterismo e letteratura

Riportiamo il famoso passo di Dante Alighieri:

« O voi ch’avete l’intelletti sani

Mirate la dottrina che s’asconde

 Sotto il velame delli versi strani! »

(Inf. IX, 61-63)


E adesso l'introduzione al Gargantua scritta dallo stesso Rabelais:

"Vedeste mai un cane trovare un osso midollato? Il cane è, come dice Platone (Lib. II De Rep.) la bestia più filosofa del mondo. Se l'avete visto avrete potuto osservare con quale devozione lo guata, con qual cura lo vigila, con qual fervore lo tiene, con quale prudenza lo addenta, con quale voluttà lo stritola e con quale passione lo sugge. Perché? Con quale speranza lo studia? Quale bene ne attende? Un po' di midolla e nulla più. Ma quel poco è più delizioso del molto di ogni altra cosa, perché la midolla è alimento elaborato da natura a perfezione, come dice Galeno (III, Facult. Nat. e XI, De usu partium). All'esempio del cane vi conviene esser saggi nel fiutare assaporare e giudicare questi bei libri d'alto sugo, esser leggeri nell'avvicinarli, ma arditi nell'approfondirli. Poi con attenta lettura e meditazione frequente rompere l'osso e succhiarne la sostanziosa midolla, vale a dire il contenuto di questi simboli pitagorici, con certa speranza d'esservi fatti destri e prodi alla detta lettura."

Ambedue gli autori fanno riferimento a dottrine segrete che si nasconderebbero l'apparenza di un testo letterario. Al lettore il commento.