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giovedì 19 novembre 2015

STORIA DI UNA SPADA

SAN GALGANO E IL FENOMENO DELLA SPADA NELLA ROCCIA


Nonostante il suo utilizzo nei titoli e nelle copertine di molti libri, la Spada nella roccia di San Galgano viene generalmente relegata ad appendice della figura del cavaliere, e non è utilizzata come chiave di lettura capace di produrre verità storiche, quanto piuttosto mitico-leggendarie.
Ma al di là degli aspetti simbolici riteniamo che, analizzando la storia di un oggetto eminentemente reale, sia possibile produrre ipotesi concrete sul suo stesso proprietario, quel Galgano sul quale è stato scritto un po' di tutto basandosi talvolta su premesse sin troppo scontate o, al contrario, sin troppo fantasiose.
Lasciarsi ‘condurre’ dalla Spada, dalla sua storia documentata e dalla sua archeologia, ha prodotto una reinterpretazione dell’intera vicenda di San Galgano, con risultati a tratti sorprendenti.

Mario Pagni, ex Archeologo Direttore presso la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, ha effettuato numerose campagne di scavo e redatto numerosi progetti per mostre, musei e antiquarium. Ha insegnato alla Scuola di Specializzazione post laurea della Facoltà di Lettere Antiche di Firenze ed è autore di pubblicazioni come l’Atlante di Firenze Archeologica. Lorenzo Pecchioni, di formazione artistica, negli ultimi anni si è dedicato prevalentemente alla realizzazione di documentari e di saggi. È autore tra gli altri del documentario La Spada nella roccia di San Galgano e del libro Zelo Dei Accensus, dedicato all’Ordine di San Girolamo.

Introduzione a cura di
Fabrizio Trallori
storico e direttore del Museo del Figurino Storico


martedì 1 maggio 2012

Le spade nella roccia

di Vito Foschi


La spada nella roccia può sembrare solo una bella favola, ma in realtà esistono almeno due spade infisse nella roccia circondate da un alone di mistero. Una di queste si trova in Italia a Monte Siepi presso Siena ed è la spada appartenuta a San Galgano, l’altra si trova in Francia a Rocamadour e sarebbe appartenuta al paladino Orlando.

Il santo nasce a Chiusdino nel 1148 da una famiglia della piccola nobiltà e la sua infanzia è segnata dalla morte del padre. La sua vita è per certi versi simile a quella di San Francesco che dopo una giovinezza dissoluta si converte e vive santamente.

La sua vita è sconvolta da due visioni di San Michele: nella prima il santo lo richiede alla vita militare, mentre nella seconda gli richiede di abbandonare tutto e di recarsi a Monte Siepi a vivere in eremitaggio. L’arcangelo Michele quale generale delle schiere angeliche è stato sempre protettore di eserciti e invocato dai combattenti e per questo Monte Sant’Angelo sul Gargano divenne santuario nazionale dei Longobardi. Le visioni di Galgano sembrano quasi inserirsi in questo solco a giustificare l’attività del cavaliere, classe sociale che nel 1100 stava formando le sue regole e codici tra cui la solenne investitura che nei secoli precedente era una semplice consegna delle armi; non dimenticando che erano gli anni delle crociate e della nascita dell’ordine Templare che presentava una novità assoluta per quell’epoca: il monaco guerriero.

Galgano quando riceve la seconda visione cerca di raccogliere i fondi per costruire una chiesa a Monte Siepi ma senza successo. Un giorno il cavallo si blocca e rifiuta di proseguire il suo percorso ed il cavaliere è costretto a lasciare sciolte le briglie al cavallo che si rimette in cammino e lo conduce al monte indicatogli da San Michele. Qui, Galgano, smonta da cavallo estrae la sua spada e la infigge nella dura roccia per farne una rozza croce su cui pregare. Ed è la stessa che è ancora possibile vedere nei resti della cappella costruita sopra la roccia. Abbandonata la sua vita d’arme inizia su Monte Siepi la sua vita da eremita affrontando secondo la leggenda anche un demone che era venuto a tentarlo ed allontanandosi dal suo eremo solo una volta per recarsi a Roma dal Papa. Muore a 33 anni e viene subito fatto santo ed esiste un documento che riporta gli atti del processo di canonizzazione.

L’altra spada nella roccia la si trova a Rocamadour, suggestivo borgo medievale arroccato su un dirupo nei Pirenei francesi tappa intermedia verso il santuario di Santiago di Compostela in Spagna e a sua volta meta di pellegrinaggi per la sua Vergine Nera. Il paese è costruito su più livelli collegati da lunghe scalinate e conseguentemente è visitabile sola a piedi. Ha origine nell’alto medioevo per opera di alcuni eremiti tra cui secondo la leggenda un certo Amadour, poi fatto santo, da cui poi Rocamadour ovvero roccia (roc) di Amadour. Nel 1100 inizia la venerazione della Madonna Nera a causa di un curioso miracolo: sopra la statua della Madonna esisteva una campana miracolosa d’epoca carolingia che suonava da sola quando nelle vicinanze avveniva un miracolo. Da quel momento il paese diventa meta di pellegrinaggi e si amplia notevolmente. Altra attrattiva di Rocamadour è Durlindana, la spada di Orlando, infissa in una parete rocciosa all’entrata del santuario sulla tomba di San Amadour. Secondo la leggenda, Orlando prima di morire nella famosa battaglia di Roncisvalle, cercò di spezzare la sua spada per non farla cadere in mani musulmane ma non riuscendovi invocò San Michele affinché  gli desse la forza per scagliarla lontano e così avvenne che Durlindana raggiunse Rocamadour infiggendosi nella parete rocciosa. Orlando lanciando la spada avrebbe profetizzato che dove sarebbe caduta la spada lì sarebbe sorta Rocamadour, costituendo il mito fondatore del piccolo borgo francese.

tratto da Il Genio Quotidiano del 14 dicembre 2011