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martedì 16 aprile 2024

San Fili: il paese delle Magare

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da: https://micheleleone.it/san-fili/

San Fili è un piccolo paese nella provincia di Cosenza, ad una ventina di minuti da Paola, un comune ricco di chiese, molte sconsacrate, è celebre per essere il paese delle Magare. Con una facile traduzione potremmo dire che le Magare sono le streghe, ma in realtà sono qualcosa di più e di diverso. Le Magare si occupavano di erboristeria, di medina e rimedi tradizionali. Detenevano la saggezza popolare, erano fortemente religiose e si occupavano anche di legamenti e fatture d’amore. Praticavano lo sfascino, che è una specie di rito per togliere il malocchio, le energie negative.

Se in molti luoghi si raccontava la storia dell’uomo nero per chetare i bambini a San Fili si raccontava la storia della Fantastica, una misteriosa creatura che spaventava i fanciulli. Le Fantastiche dovrebbero essere delle specie di spettri o fantasmi, spesso protettori di un luogo, di un edificio. Qui a San Fili la Fantastica appare nei trivi. Si narra che appaia come una donna dall’aspetto rassicurante ed in abito bianco da sposa, ma man mano che ci si avvicini cambi il suo aspetto e diventi figura terrifica. Per il suo manifestarsi nei trivi qualcuno ha ipotizzato che potrebbe essere una reminiscenza della dea greca Ecate (valuta se fare box su Ecate e la magia). Per altri Fantastica altro non sarebbe che una donna che aveva perso il figlio, impazzita si vesti con l’abito nuziale ed iniziò ad andare in giro cercando il suo figlioletto fermando tutti i bambini che incontrava sul suo tragitto.

Queste leggende hanno portato alla notorietà la cittadina di San Fili e per incrementare il turismo vengono organizzate Le Notti delle Magare e vi è anche un concorso letterario dallo stesso nome.

Curiosità: siamo a pochi chilometri da Paola, e proprio qui a Bucita predicò tra il 1154 e il 1155 Gioacchino da Fiore, monaco cistercense riformatore, abate dell’abbazia benedettina

Santa Maria di Corazzo. Gioacchino profetizzò l’avvento di una nuova era, quella dello spirito santo, che pensava sarebbe iniziata verso il 1260, l’era dell’amore e della solidarietà reciproca, un’era dell’acquario ante litteram. Per alcuni è la figura di Gioacchino da Fiore ad aver ispirato quella di Christian Rosenkreutz.


sabato 11 aprile 2020

Le streghe all’Esquilino

in collaborazione con l'autore Michele Leone: https://micheleleone.it/streghe-allesquilino/

Priapo incontra le streghe all’Esquilino e racconta: cose mai viste!

L’esquilino oggi è un quartiere popolare di Roma, quanti si recano in treno nella nostra Capitale non possono non averlo visto almeno una volta dato che la Stazione Termini si trova qui.

Arrivo a Roma al sorgere del sole, mi concedo un caffè ed inizio a scambiare quattro chiacchiere con uno sconosciuto avventore dalla faccia stralunata ed un evidente bozzo nei pantaloni.

Si presenta, dice di chiamarsi Priapo, è di rientro da una notte brava. Avendo saputo delle mie ricerche sui misteri ed il mondo dell’occulto mi racconta di aver visto le streghe all’Esquilino:

Il racconto di Priapo

Ho visto Canidia con la veste succinta aggirarsi ululante a piedi nudi, i capelli sciolti e scarmigliati, con la vecchia Sagana: entrambe di un tale pallore nel viso da fare spavento. Si danno a raspare con le unghie la terra, a sbranare con morsi una nera agnella, il sangue lo fanno colare giù in una fossa per strappare di lì ai Mani le ombre dei morti che avrebbero dato i responsi. (in G. Luck, Arcana mundi. Magia e occulto nel mando greco e romano, Vol. I. Magia, Miracoli, Demonologia, Fondazione Lorenzo Valla, Milano 1997).

Intermezzo

Finito il suo racconto sistema l’impermeabile e va via con passo svelto. Sento la voce del barista che mi richiama alla realtà perché il mio caffè si sta raffreddando. La mancanza di sonno, la fantasia e le letture in treno a volte giocano brutti scherzi. Leggevo le Satire di Orazio.

Sulle streghe potresti leggere: Le Streghe in Toscana è il primo articolo su streghe, stregoneria, stregheria e via dicendo… continua a leggere.

Seguito e fine del racconto di Priapo

L’incontro di Priapo con le streghe all’Esquilino continua così:

Avevano anche due fantocci: uno di lana e uno di cera; più grande quello di lana, per infliggere il castigo a quello più debole. In fantoccio di cera se ne stava in atto supplichevole, come destinato a subir tra poco una morte ignominiosa. L’una evoca Ecate, l’altra invoca la crudele Tisifone. Allora avresti veduto uscir vagando serpenti e cagne infernali, e la luna rosseggiante, per non esser presente alla scena, nascondersi dietro gli alti sepolcri.

Se mentisco in alcuna cosa, che io abbia la testa insozzata dal bianco sterco dei corvi, e su me vengano a mingere e a cacare Giulio e la infrollita Pediazia e il borsaiuolo Vorano. Perché ricorderò io le singole operazioni, e in che modo le ombre, alternando le voci con Sagana, cacciassero suoni lugubri e stridenti, e come le streghe nascondessero sottoterra furtivamente una barba di lupo con i denti d’una serpe striata, e il fuoco ardesse più vivo per lo struggersi del fantoccio di cera? Io non volli rimaner testimone passivo delle cabale e dei misfatti delle due Furie; e con quel suono, che manda una vescica quando scoppia, io fico, dischiusa la natica, trassi un peto. E quelle, a gambe levate verso la città. Con che gusto e con che risa avresti visto tutto all’aria: la dentiera di Candia, la parrucca torreggiante di Sagana, e cader loro di mano le erbe e i nastri dell’incantagione.  (Orazio, Satire, Libro I, 8, Utet, Torino 2015, ed. digitale).


Postilla

Orazio in questa satira ci fornisce informazioni sui luoghi e sulle pratiche di quella che oggi chiameremmo magia nera o voodoo nell’antica Roma. Incontreremo in prossimi post le protagoniste di questa satira, figure chiave della magia nella Roma antica. La descrizione che fa Orazio delle due streghe all’esquilino con i capelli disordinati, scalze, vecchie, ululanti e pallide è un’immagine ormai cristallizzata della strega malevola, intenta in riti oscuri e alle volte osceni. È utile ricordare come Roma non vedesse di buon occhio la magia. Orazio, membro del “Club di Mecenate” era contemporaneo di Augusto. Questo volle riformare i costumi di una città dissoluta, recuperare le priscae virtutes e le tradizioni; anche eliminando ogni forma di devianza religiosa. È ipotizzabile che Augusto abbia intrapreso una Caccia alle streghe ante litteram e che i membri del “Club di Mecenate” combattessero questa battaglia con le armi della poesia e della parola.

Questo articolo non ha la pretesa di esaustività, anzi è una goccia nel mare della storia della magia, vuole solo essere un esperimento narrativo e l’occasione per farti conoscere Orazio e i racconti sulle streghe.

       Gioia – Salute – Prosperità



mercoledì 6 novembre 2019

Le streghe in Toscana

in collaborazione con l'autore Michele Leone

tratto da http://micheleleone.it/le-streghe-in-toscana/

Un articolo della Rivista delle tradizioni popolari sulle streghe in Toscana

Le Streghe in Toscana è il primo articolo su streghe, stregoneria, stregheria e via dicendo, sperando di farti cosa gradita oltre a scrivere delle mie ricerche ti riporterò anche articoli o documenti dei secoli passati come ad esempio quello che stai per leggere. Pubblicato nella Rivista delle tradizioni popolari nel novembre 1894.

Ecco l’articolo sulle Streghe in Toscana

Le Streghe (credenze popolari pisane)

Nella Rivista delle tradizioni popolari è stato già pubblicato qualche cosa intorno alle streghe. In Toscana la credenza nelle streghe è molto diffusa, e potrà essere interessante porre in raffronto le diversità che presenta nelle varie Provincie e presso le diverse popolazioni una credenza uguale in origine. Esporrò qui intanto, senza fare commenti, quello che ho potuto raccogliere dalla bocca del nostro popolo.

Molto radicata e la credenza nelle streghe a Gello, piccolo paese vicinissimo a Pisa, che vive con l’industria dei tessuti; un’altra fonte di guadagno hanno le donne gellesi, le quali esercitano tutte il mestiere delle balie. Fu appunto la balia d’un mio bambino che mi fornì gran parte delle notizie che ora sono in grado di comunicare.

— Non bisogna crederci perché è peccato, ma le streghe ci sono; — ecco le sue precise parole.

Descrizione delle streghe in Toscana

Le streghe sono persone d’ambo i sessi, che mangiano e bevono, nascono e muoiono come tutte le altre; ce ne sono di vecchie e di giovani, di belle e di brutte, insomma per tutti i gusti: però, quando invecchiano, diventano più brutte delle altre. Possiedono un potere soprannaturale che possono esercitare a danno o talvolta anche a vantaggio degli uomini, e propagano la loro magia col semplice contatto, oppure anche somministrando bevande appositamente preparate, o facendo altre stregonerie. Hanno anche molti obblighi, come quello di lasciare le loro abitazioni per andar a girare nelle notti di mercoledì e di venerdì.

Le streghe, per la maggior parte, cercano di nascondere l’esser loro, che altrimenti sarebbero odiate e sfuggite; alcune però invece esercitano il mestiere, e queste potrebbero paragonarsi alle antiche sibille. Naturalmente indovinano il pensiero, leggono sulle dita delle mani, fanno certi speciali scongiuri e somministrano alcuni loro specifici per guarire persone affette da qualche malattia, specialmente nervosa. Molte volte riescono, forse per la fiducia con la quale il malato si sottopone alle loro cure, forse anche perché essi avranno fatto studi sull’arte medica, e conosceranno alcuni medicamenti utili in certe occasioni. Qui a Pisa ci sono stregoni d’ambo i sessi; pare, a quanto mi si dice, che gli uomini siano più reputati.

Nascere e diventare streghe in Toscana

Si può nascere stregoni e si può anche diventarlo in seguito. Tutti i bambini che nascono nella notte di San Giovanni (alcuni dicono anche di San Pietro) sono destinati alla stregoneria. C’è però mezzo di salvarli. Fino all’età di sette anni essi non acquistano il magico potere; bisogna che i genitori sorveglino il fanciullo nella notte di San Giovanni in cui egli compie il suo settimo anno, perché è allora soltanto che le streghe lo chiamano. Se alla voce che grida: — Vieni, alzati, — il bimbo risponde, egli è preso; se invece la madre, vegliando appositamente, risponde alle streghe prima che il figliuolo si desti, questi è salvo. Poiché pare, e ciò ho potuto dedurre anche da altri racconti, che le streghe non possano più esercitare il loro potere quando sono scoperte.

Questa credenza relativa alla notte di San Giovanni è molto diffusa: una donna di Campiglia Marittima mi narrò come una sua amica abbia udito la voce delle streghe che chiamavano il figliuolo, ed essendo essa andata con una granata per scacciarle, trovò, la mattina, la granata in bricioli sulla porta della sua casa.

Ho detto che si può anche acquistare in seguito il potere della stregoneria. Una strega, prima di morire, desidera di lasciare la propria eredità. Essa dice: — A chi la lascio? — e se qualche persona, credendo che la morente voglia alludere ad una eredità di danaro o di oggetti, risponde: — A me — in lei si trasfonde lo spirito della strega non appena questa abbia cessato di vivere.

Le tregende

Una volta c’erano anche le tregende, cioè processioni di streghe che giravano la notte a spargere i loro malefizi.

— Sarà una sessantina d’anni — mi disse la solita balia gellese — e alcuni vecchi si ricordano di averle vedute.

Ora, dopo che i preti benedicono le case e le strade di campagna, le tregende non ci sono più. Al proposito dei preti debbo segnalare un altro fatto, che mi è stato ripetuto da più d’una persona, e cioè che essi pure credono alle streghe, quantunque raccomandino di non parlarne per non spargere tali pregiudizi. Mi si assicura che molti preti, andando a benedire le case, dicono una benedizione speciale per allontanare i malefizi della stregoneria.

Guarire dall’ammaliamento e metodi per prevenire la stregoneria

C’è un santo al quale si rivolgono le persone ammaliate per esser guarite, e questi è San Valentino. Il malato dev’essere portato in una chiesa consacrata a quel santo; quanto più egli si avvicina alla mèta del suo viaggio, tanto più gli riesce difficile e faticoso proseguire la via, si dice perché le streghe vorrebbero impedirgli di giungere al tempio del santo liberatore. Il malato stesso pare che opponga resistenza, e dev’essere trascinato a forza dentro alla chiesa. Lì prorompe in grida e bestemmie, e se gli viene presentata l’immagine del santo, la ingiuria e la copre di vituperi. Poi, mentre si dibatte fra atroci spasimi, gli escono dal corpo gli spiriti che lo possedevano, e allora soltanto il malato, reso più mansueto, s’inginocchia a pregare ed a ringraziare il santo che lo ha liberato.

Anche questa credenza nel potere di San Valentino è assai diffusa. La donna di Cello aggiunse, a ciò che ho già narrato, che non sempre il santo è capace di fare la grazia. Allora la perlina ammaliata, nel delirio, dice per quanto tempo dovrà durare il suo male, e se confessa di essere stata stregata per tutta la vita, è condannata prima o poi a morire.

Si narra di una ragazza che, portata al tempio di San Valentino, disse di essere stata stregata per cinque anni. Difatti, corso quel termine, guarì, ed ora è monaca.

La strega stessa che ha ammaliata una persona è naturalmente capace anche di guarirla, anzi pare che sia in dovere di farlo quando venga scoperta. Vi è un mezzo per conoscere questa strega; però non tutti lo adottano, per quanto sia ritenuto infallibile, perché si dice che chi usa questo artifizio viene scomunicato. Mi si assicura che qualche madre, per salvare un figliuolo malato, abbia anche affrontato il pericolo della scomunica, e sia riuscita nel suo intento. Bisogna alla mezzanotte mettere a bollire in una pentola i panni della persona stregata, e bucarli con delle forche. Durante quest’operazione una persona verrà a picchiare all’uscio, e quella sarà la strega.

Molto spesso quando una persona è malata e i medicamenti valgono a farla guarire, il nostro popolo dice che quella persona è stata stregata. Quando, ad esempio, un bambino deperisce senza ragione, bisogna scucire il guancialino del suo letto, e se si trova la lana o la penna legate a trecce e a nodi, tal lavoro è opera di una strega, la quale per conseguenza deve aver stregato il bambino.

Per preservarsi dal pericolo della stregoneria, il nostro popolo, quando vede una persona sospetta, usa fare la castagna, come si dice comunemente, colle dita della mano; e c’è chi assicura che, mentre si fa questo segno, la strega resta immobile. Ci sono altri mezzi per conoscere le streghe. Se in chiesa si mette uno spillo alla ghirlanda di fiori che sta appesa sopra la piletta dell’acqua santa, la strega che bagna la mano nell’acqua benedetta vi resta come legata. Secondo un’altra versione, bisogna invece mettere un centesimo nella piletta per far sì che le streghe non possano uscir dalla chiesa.

Un episodio particolare sulle streghe in Toscana

Mi si raccontò un fatto curioso avvenuto parecchi anni or sono a Campiglia Marittima; lo scrivo quale mi è stato narrato senza fare commenti.

Un giovane faceva all’ amore con una ragazza, quando gli misero il dubbio che la sua innamorata fosse una strega. Per mettere in chiaro la cosa, egli andò a trovarla di venerdì sera, quando appunto le streghe sono costrette a riunirsi tutte insieme, lasciando le loro rispettive case. La ragazza sospetta dunque, per rimanere libera, diede allo sposo una bevanda destinata a farlo addormentare; egli però non cadde nel tranello, e dopo aver finto di bere, finse anche di dormire. La ragazza allora, sollevata una pietra del camino, ne trasse una specie di pomata, colla quale si unse tutta, ed uscì; il giovane le corse dietro, la raggiunse in riva al mare, e riuscì a nascondersi, arrampicandosi sull’albero della barca dove si riunirono le streghe sotto la direzione del loro capo. Lo stregone diceva: — Via per 10 — per far muovere la barca, ma la barca non partiva. Allora si decise a dire: — Via per 11 — e la barca lasciò la terra; le streghe non capirono nulla non essendosi accorte del nuovo loro compagno, il quale, dopo aver fatto un viaggio notturno, ritornò in terra; non seppe dare però altre notizie sulle arti delle streghe, e si contentò di abbandonare la sposa.

Conclusione

Ciò che mi sorprendeva durante le mie ricerche folk-loriche era la profonda convinzione con la quale il popolo mi parlava delle sue credenze e delle sue superstizioni, e mi narrava i fatti più strani. E qui voglio fare una distinzione: non mi farebbe meraviglia sentir parlare delle streghe quali esseri soprannaturali ed invisibili, poiché le credenze astratte sono a tutti permesse; le stesse religioni non sono forse fondate sopra miracoli? Ma ciò che mi sorprende è il sentirmi assicurare che molti sono stati testimoni di fatti che invece non presentano alcuna possibile verosimiglianza. Ciò non si spiega se non ammettendo che alcune persone abbiano delle allucinazioni cagionate da una cieca fede nelle loro credenze, e da una fantasia eccitata da strani e favolosi racconti. Sono stata lieta però di sentirmi ripetere da tutti che le streghe ai giorni nostri sono in minor numero di quello che non fossero una volta. Se dunque la loro famiglia si è già assottigliata, è sperabile che un giorno sparirà del tutto dalla faccia del globo, ed io mi auguro che in un tempo non molto lontano i folk-loristi potranno segnalare questo progresso della civiltà.

Emma Bonaventura



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domenica 23 luglio 2017

Dee, Fate, Streghe Dall'Abruzzo Intorno al Mondo

Presentiamo il nuovo libro di Nicoletta Travaglini nostra preziosa collaboratrice.

Da sempre gli uomini hanno personificato i fenomeni naturali, considerandoli come prodotto di divinità sovrannaturali a cui tributare doni. Queste divinità, la più importante delle quali sembra essere la Grande Madre, hanno da sempre accompagnato il cammino dell’uomo. La Grande Madre, personificazione della Terra, è stata una presenza costante, ingombrante, comprensiva, amorevole ma, a volte, anche cattiva e ostile, devastando le vite e i destini dei popoli. Nicoletta Camilla Travaglini narra di un viaggio sulle tracce delle grandi Dee-Maghe come Angizia, Medea, Morgana ed altre, nonché dei luoghi sacri a loro dedicati, come Cocullo, Roccacasale, dove dimorano le fate; Montebello sul Sangro, la città abbandonata; il lago di Bomba con il castello delle fate; Pretoro, Roccascalegna, Pennadomo e tanti altri luoghi, ognuno con una sua storia e un suo misterioso fascino.

martedì 4 ottobre 2016

A caccia di streghe con i "Libri in cantina"

tratto da Il Giornale del 28/9/2016

La mostra della piccola e media editoria "Libri in cantina" va di scena a Susegana (Treviso). Tra i libri presentati c'è un interessante volume sulla stregoneria

di Raffaello Binelli

Il prossimo 1 e 2 ottobre a Susegana (Treviso) si svolge la mostra della piccola e media editoria "Libri in cantina".

Tra i numerosi volumi che verranno presentati ce n'è uno che parla di stregoneria: "A caccia di streghe nei domini della Serenissima" (Itinera Progetti Editore) a cura di Mauro Fasan.

Un fenomeno, quello della stregoneria, che nel corso degli anni ha ispirato saggi e trattati, romanzi e fiabe. Nel territorio oggi racchiuso fra le province di Treviso e Pordenone fra il 1500 e il 1600 si sono svolti decine di processi per stregoneria.

Sotto questa etichetta comune infatti, in quegli anni di grande fermento religioso, spesso l’Inquisizione raggruppò luterani e benandanti (appartenenti ad un culto pagano-sciamanico contadino basato sulla fertilità della terra diffuso in Friuli), guaritori e astrologi a vario titolo accusati di rapporti con il diavolo.

Attraverso una minuziosa analisi di documenti e cronache dell’epoca l’autore ricostruisce alcuni fra i principali processi nei quali furono coinvolti anche importanti nobildonne ed esponenti dell’aristocrazia veneta, oltre al celebre mago Aquino Turra, un personaggio di primo piano attorno a cui hanno ruotato storie curiose: presunto stregone nonché abile donnaiolo, era figlio di un prete e venne perennemente inseguito dai mariti traditi. E poi le streghe di Meduna (e Pasiano), da cui si comprende molto bene quanto la stregoneria fosse diffusa in tutte le classi sociali e vissuta come una cosa normale, un aspetto della vita quotidiana.