domenica 16 febbraio 2014

Golem Libri, nuova casa editrice specializzata in parapsicologia, ufologia e soprannaturale

FANTASMI: DUE NUOVI TITOLI DELLA NEONATA GOLEM LIBRI

La neonata Golem Libri pubblica due importanti opere su fantasmi, poltergeist e case infestate.
Fantasmi. Storie vere, di Hereward Carrington, e La casa infestata. Il Grande Mistero di
Amherst, di Walter Hubbell: due classici della ricerca psichica finora inediti in Italia.





Esordisce con due libri – Fantasmi. Storie vere, di Hereward Carrington, e La casa infestata.
Il Grande Mistero di Amherst, di Walter Hubbell – dedicati rispettivamente ai fantasmi e al
poltergeist, la casa editrice Golem Libri, che con la sua produzione intende proporsi come
punto di riferimento per chiunque sia interessato a temi "di confine" come parapsicologia,
ufologia e storia delle credenze sul soprannaturale.
Fantasmi, spettri e case infestate sono argomenti che, pur senza essere mai del tutto passati
di moda, sono di recente tornati particolarmente in voga, sia tra i semplici appassionati che
tra i cultori di parapsicologia. Non molto, però, è stato fatto in ambito editoriale per
rispondere a questa nuova ondata di interesse con produzioni di qualità che affrontassero la
questione in maniera divulgativa ma autorevole. Il testo di Carrington e quello di Hubbell
offrono invece, tanto al curioso che al ricercatore, un contributo di indubbio valore
documentale ed interpretativo. Si tratta di due opere – notissime in ambito internazionale ma
che finora erano rimaste inedite in Italia – che con stile semplice e godibile introducono il
lettore alla questione della reale esistenza di due misteriosi ed inquietanti fenomeni (assai
simili tra loro ma con caratteristiche specifiche diverse): l'infestazione e il poltergeist.
Il testo di Carrington lo fa presentando una ricca mole di testimonianze originali di persone
che sostengono di aver avuto a che fare con apparizioni di defunti e con luoghi funestati da
presenze invisibili, mentre il libro di Hubbell ricostruisce, dall'interno e, per così dire, "in
presa diretta", l'evoluzione, sempre più incredibile e drammatica, di un unico caso: quello
della giovane Esther Cox e delle spaventose manifestazioni che per oltre un anno sconvolsero
la quiete della piccola casa di Amherst in cui viveva insieme agli altri membri della sua
famiglia. Due prospettive diverse, quindi, ma che insieme si integrano fornendo un quadro
d'insieme completo e approfondito che non mancherà di appassionare e di stimolare ulteriori
interrogativi.

Contatti
Sito web: www.golemlibri.it
Facebook: www.facebook.com/golemlibri

domenica 9 febbraio 2014

Campi Elettromagnetici - il K2

In collaborazione con Hesperya

tratto da http://www.hesperya.net/il-ghost-hunting/campi-elettromagnetici/

di Roberta Faliva


Uno dei principali strumenti di supporto alle indagini del mistero è rappresentato dal K2. Questo dispositivo è un tipo particolare di rilevatore di campi elettromagnetici a bassa frequenza (EMF) che ha la peculiarità di individuare tracce di fonti di energia e di rilevare fluttuazioni di campi elettromagnetici nell’ambiente.
In fisica, il campo elettromagnetico è un campo tensoriale responsabile dell’interazione elettromagnetica. Il campo è generato nello spazio dalla presenza di cariche elettriche, e può manifestarsi anche in assenza di esse, trattandosi di un’entità fisica che può essere definita indipendentemente dalle sorgenti che l’hanno generata.
Secondo numerose teorie, gli spiriti sono composti da energia e si ritiene che quando un’anomalia è presente questa vari improvvisamente il campo elettromagnetico. Ciò accade perché le possibili entità presenti hanno bisogno di assorbire l’energia intorno a loro per potersi manifestare, fisicamente o uditivamente. Da qui quindi l’idea che i fantasmi possono realmente comunicare con i viventi disturbando i campi elettromagnetici che circondano il dispositivo K2. Le particolari energie elettromagnetiche, che si possono sviluppare durante un fenomeno paranormale, possono essere quindi captate da questo ricevitore. Questo strumento rileva la frequenza del campo elettromagnetico in MilliGauss o micro Tesla.
Molti indagatori del mistero infatti, dopo aver scrupolosamente eliminato la possibilità che l’attività del K2 non sia dovuta a campi magnetici di genere domestico-ambientale, utilizzano questo strumento per interagire con l’entità stessa. Vengono poste una serie di domande che contemplano come risposta un “sì” o un “no” e si chiede alla presenza di far accendere le luci del dispositivo in caso di risposta affermativa e di lasciarle spente in caso di risposta negativa. In rete circolano video a riprova di questa interazione che lasciano lo spettatore, anche il più scettico, realmente impressionato.

lunedì 3 febbraio 2014

Sidis, vita struggente del formidabile genio condannato all'oblio

 tratto da Il Giornale del 31/01/2014

di Pier Francesco Borgia

William aveva il Q. I. più alto di tutti i tempi. A sedici anni insegnava a HarvardLasciò tutto campando di lavoretti. Sempre più disadattato, morì solo

 
Passeggiando per il Woodlan Cemetry di New York ci si può imbattere nell'imponente cenotafio che ricorda Isidor e Ida Straus. Due dei passeggeri che morirono nel naufragio del Titanic il 14 aprile del 1912.


Nonostante la sua ricchezza, possedeva i famosi magazzini Macey's, Isidor Straus era noto soprattutto per il suo rigore morale e per l'amore (corrisposto) per la moglie. Isidor era anche un filantropo e tra le sue opere c'è stata anche la «sponsorizzazione» degli studi di William Sidis. Non un ragazzo qualunque. Bensì un genio. Anzi, il genio per eccellenza. Ancor oggi William Sidis (1898-1944) viene ricordato come l'uomo più intelligente di sempre, dal momento che nessuno ha mai raggiunto il suo stesso risultato nel test che misura il quoziente intellettivo (QI). Isidor Straus era amico dei genitori di Sidis e li supportò in tutto per aiutarli a sviluppare le capacità del figlio prodigio. Un genio che, purtroppo, morirà in solitudine a soli 46 anni per emorragia cerebrale. A differenza del suo mentore, è sepolto in maniera anonima all'ombra di una quercia del South Cemetry di Portsmouth (New Hampshire). Lo ricorda una lastra di granito non più grande di un foglio A4 dove è inciso solo il suo nome («William J. 1898-1944»).
A 18 mesi già leggeva il New York Times, a quattro anni ha imparato da solo il greco e il latino mettendo in pratica un suo personale metodo di decrittazione basato su calcoli matematici di ricorrenza dei termini all'interno delle frasi. Alla sua morte, molti giornali sostennero che fosse capace di parlare correttamente una quarantina di lingue. Di sicuro, secondo gli storici, Sidis possedeva la cosiddetta memoria eidetica. Capacità che lo affiancava a un altro genio precocissimo: Wolfgang Amadeus Mozart. Si tratta di un tipo molto particolare di memoria «fotografica» che in misura leggera posseggono tutti i bambini e che si perde nel corso della crescita. Una capacità di associare concetti e nozioni a immagini già preconfezionate.
Gli studiosi che si sono occupati del caso Sidis non sono riusciti a scoprire fino a che punto i genitori, entrambi medici, fossero colpevoli di aver spinto la crescita intellettuale di un bambino, non certo diverso dagli altri coetanei, solo forse un po' più dotato. Il padre Boris, immigrato dall'Ucraina, era uno stimato professore di psicologia di Harvard e proprio sul piccolo Billy volle sperimentato alcune sue intuizioni, continuando per anni a sostenere che il figlio era solo l'esempio di un'educazione riuscita, sgombrando il campo da ipotesi di anormalità. Quando William aveva soltanto sei anni già lo scortava nelle aule universitarie di Harvard dove era chiamato a sostenere conferenze sulla geometria non euclidea davanti a un pubblico rigorosamente selezionato. Il padre incassava il plauso di esimi colleghi e poco si curava delle paure e dei traumi del figlio, che di lì a qualche anno sarebbero deflagrati.
La biografia sul «caso Sidis» è sterminata. In America è una figura popolare e leggendaria. Nel '97 Matt Damon e Ben Affleck hanno scritto la sceneggiatura di Will Hunting di Gus Van Sant proprio partendo dal caso Sidis attualizzato ai giorni nostri. Adesso, però, esce un romanzo dello scrittore danese Morten Brask che focalizza l'attenzione sugli aspetti salienti della parabola di questo genio incompreso. La vita perfetta di William Sidis (Iperborea, pagg. 396, euro 17,50) si concentra su alcuni momenti della vita del giovane raccontandoli in maniera non lineare. L'effetto ottenuto è letterario ma aiuta a capire al meglio i rischi di una cieca fiducia in metodi educativi poco inclini a tenere nel dovuto conto la psicologia infantile.
Eppure il padre era stato nominato dall'allora governatore Theodore Roosvelt direttore dell'Istituto di malattie mentali di New York. Insomma aveva un nome nel campo delle psicopatologie. Nome che potè sfruttare a pieno - ironia della sorte - quando il giovane rampollo fu arrestato dopo una marcia di protesta organizzata dal partito socialista americano nel 1919 (conoscendo molte lingue Sidis era stato reclutato come traduttore nelle riunioni degli operai, molti dei quali immigrati da poco ancora non conoscevano l'inglese). L'unico modo per evitargli la prigione fu quello di farlo dichiarare non sano di mente. Fu il momento in cui il cigno nero che fino a quel momento aveva vissuto nel laghetto di casa posando per la gioia del pubblico, spiccò il volo e corse sulla terraferma goffo e disperato, inseguito da tutti (soprattutto dagli spietati giornalisti). Abbandonò l'insegnamento, cui non era portato per il semplice fatto che non riusciva a dominare classi di studenti strafottenti e molto più grandi di lui. E visse nell'anonimato, con lavori saltuari e occasionali come contabile e magazziniere, licenziandosi ogni qualvolta venisse riconosciuto.
La sua educazione, la sua cultura davvero enciclopedica, non gli offrirono il bene dell'elasticità. Costretto a vivere una vita da emarginato, Sidis venne su nel mito che ogni risposta fosse nei libri e nelle nozioni scientifiche.
Il punto di rottura si registrò proprio il primo giorno del suo primo corso da professore ad Harvard, quando ancora sedicenne distribuì agli studenti le dispense da lui redatte sulla geometria non euclidea. La rivolta degli studenti per lui rimase incomprensibile. Loro lasciavano l'aula indignati mentre Sidis tentava di spiegare balbettando che gli era sembrato naturale scrivere quelle dispense in greco, visto che è la lingua di Euclide. Forse aveva ragione Salvador Dalí, «l'intelligenza senza ambizioni è un uccello senza ali». Sidis si sarebbe salvato soltanto se avesse avuto dei genitori meno meschini e un egoismo più accentuato.